Una convinzione, maturata nella sua attività da deputato, che si trasforma in rammarico nel brillante pediatra del Santobono: «Da quando è iniziata quest’emergenza da Coronavirus, delle esigenze dei bambini non si è quasi mai parlato. Di recente se ne sta discutendo di più soltanto perché è emersa la problematica di molti genitori che devono tornare a lavoro senza però sapere a chi affidare momentaneamente i propri figli, viste le restrizioni in atto». Con la solita voce gentile ma ferma nell’esprimere i concetti Paolo Siani, attualmente deputato del Partito Democratico, membro della XI Commissione Affari Sociali e della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, esprime tutta la propria preoccupazione per l’assenza di un dibattito serio che porti all’organizzazione di un programma concreto a tutela dei minori in questa fase pandemica. E questo non solo dal punto di vista della salute, ma anche sul fronte pedagogico a partire dall’enorme, amletico dubbio su come garantire il ritorno dei piccoli tra i banchi di scuola a settembre.

LE MASCHERINE-  «Sull’uso delle mascherine ad esempio – ravvisa Siani – la task force istituita per contrastare il Covid-19 non si è ancora espressa con chiarezza. In ogni caso, farle indossare al di sotto dei 3 anni si sa che può essere pericoloso per la salute». Ma è una nozione troppo scarna rispetto a tutto quello che sarebbe necessario istituire per proteggere davvero i più piccoli. I ritardi negli approfondimenti, sono a dir poco preoccupanti. Il pediatra del Santobono spiega: «Bisogna stare attenti su come realizzare le mascherine e come farle indossare. Ad un bambino non potrebbe mai essere applicata una mascherina con gli elastici da mettere dietro le orecchie perché tenderebbe a togliersela subito. Sarebbe più giusto fornire ai minori quelle che possono essere fissate dietro la testa, in questo modo sarebbe più facile tenerle. Il punto fondamentale, però, sta su come si spiegano ai bambini le cose. Se lo si fa in modo giusto capiscono, accettano e ti stanno a sentire». Non è tutto. «Ai piccoli servirebbero decine e decine di mascherine ogni giorno proprio per evitare rischi e chi le realizzerà deve anche fare in modo che abbiano dei disegni, siano piene di fantasia così sarà più facile per un bambino accettare di indossare una mascherina».

LE USCITE GARANTITE- Tra i runners che corrono e si accalcano il lungomare di Napoli (la Regione Campania ha vietato nuovamente la possibilità di fare jogging) e le polemiche sulle riaperture dei vari settori delle attività produttive, ci si è dimenticati dell’esigenza dei bambini di interagire con il mondo esterno dopo quasi due mesi di lockdown. Anche in questo caso c’è confusione su come abbinare le uscite dei minori alle fondamentali protezioni. «A determinate condizioni, tenendo sempre le opportune distanze, far prendere loro una boccata d’aria è poco rischioso» chiarisce Paolo Siani. Gli spazi pubblici, però sono attualmente interdetti e il dibattito su sia giusto riaprirli almeno per far svagare i piccoli resta senza soluzione.

IL RITORNO A SCUOLA – Ma il tema centrale e inevaso quando si parla di bambini ai tempi del Coronavirus resta quello della ripresa delle attività scolastiche che, unica certezza o quasi, non avverrà prima di settembre. Paolo Siani non si schernisce e afferma, senza risparmiarsi, come «il problema sia ancora troppo grosso perché la letteratura scientifica non è concorde sulle decisioni da assumere. L’approccio da tenere in una discussione del genere deve tenere conto non solo dell’aspetto della ripresa in classe da garantire con le fondamentali cautele ma pure di quelle legate all’attività fisica dei bambini e anche al consumo dei pasti. In questo senso, a volte il pranzo a scuola rappresenta l’unica occasione per i minori di mangiare con una certa regolarità». Inevitabilmente la didattica va ripensata nel suo complesso. In che modo? Siani risponde così: «La nuova scuola non potrà prevedere che all’interno di una stessa classe ci siano 30 studenti. Ci vorranno delle cosiddette bolle, cioè un numero ridotto e la necessità di far stare nello stesso luogo sempre gli stessi bambini. Inoltre, i docenti devono essere sottoposti al tampone». Assodato questo, è la visione del deputato democrat, «sarebbe opportuno utilizzare più spazi all’aperto le lezioni, a settembre in un territorio come la Campania e il Sud in generale sarebbe anche più facile farlo, e anche luoghi come cinema e strutture del genere. Ricordo quando ero uno studente di medicina alla Federico II e seguivo delle lezioni nei cinema o gli studenti di Giurisprudenza venivano alla nostra facoltà perché nella loro non c’erano sufficienti aule». Qualche apertura estiva, però, potrebbe essere vagliata. «A giugno e luglio si potrebbe provare a riaprire almeno i nidi».  

di Antonio Sabbatino