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Operatori del terzo settore in stato di mobilitazione permanente

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NAPOLI – Pienissima la sala più grande del cinema Modernissimo di Napoli per l’assemblea pubblica convocata dal gruppo di imprese sociali Gesco per discutere dei tagli alla spesa sociale. Tagli che hanno causato la cessazione di parte dei servizi di assistenza sociale e socio-sanitaria per anziani, persone con disabilità e bambini. Ed altre verranno a mancare nelle prossime settimane. Le preoccupazioni espresse a più riprese nei mesi scorsi da parte degli operatori, delle cooperative, delle organizzazioni partenopee che si occupano della tutela dei diritti delle persone con disabilità e non autosufficienti erano dunque fondate.
LE SIGLE – Mancano i fondi necessari all’espletamento del servizio, come è stato ribadito anche nel corso dell’assemblea alla quale hanno aderito la funzione pubblica di Cisl, Uil e Usb, Fish Campania, Aci Sociali, Agci Solidarietà, Federsolidarietà e Legacoopsociali, Legacoop Campania, U.n.i.vo.c., Confcooperative Campania, Agci Campania, Forum Regionale del terzo settore, associazione Tutti a Scuola, Federconsumatori, associazione Jonathan Onlus, consorzio Solco, cooperativa Il Quadrifoglio, cooperativa Arte Musica e Caffè, associazione Ventitre, associazione Campo Libero. Le risposte dell’amministrazione comunale non sono state ritenute sufficienti. Non sono state rassicuranti per le posizioni degli operatori e soprattutto degli assistiti. Ancora ieri il sindaco ha chiesto di incontrare una delegazione di dipendenti delle cooperative e delle associazioni che rischiano di perdere il posto di lavoro per via di questi tagli di bilancio. Al termine dell’incontro a Palazzo San Giacomo la delegazione ha raggiunto il Modernissimo dichiarando che le risposte del primo cittadino e dell’assessore al Bilancio Palma non erano state soddisfacenti e che avrebbero proclamato uno stato di mobilitazione permanente.
I NUMERI. In Campania si spendono meno di 50 euro pro capite rispetto ad una media nazionale di 165 euro.Sul welfare il sud presenta una spesa media sociale pro-capite di meno di un terzo di quella del Nord-Est. Il Comune di Napoli nel bilancio dello scorso agosto i tagli al welfare hanno portato alla riduzione di 27 milioni di euro per le politiche sociali, con un taglio al welfare di circa 130 milioni in meno di tre anni.
LE ACCUSE – Le colpe non sono solo dell’amministrazione comunale, ma anche degli altri livelli istituzionali, Regione e governo centrale. A riconoscerlo Sergio D’Angelo, presidente di Gesco, che, a margine della manifestazione ha detto che è una «responsabilità dell’amministrazione cittadina che avrebbe dovuto far emergere prima la situazione in modo di aprire un tavolo con la Regione e con lo Stato, perché in ultima analisi spetta allo Stato garantire i livelli essenziali e assistenziali, così come spetta alla Regione garantire un investimento adeguato a soddisfare questi bisogni. È del tutto evidente che la responsabilità riguardi tutti e tre i livelli istituzionali. Un insopportabile taglio alla spesa sociale che già risentiva di un livello più basso rispetto alla media nazionale».

di Ciro Oliviero

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