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«Ripartire dal Mediterraneo per lo sviluppo del territorio»

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fqtsPALERMO – Si è conclusa con l’invito a partecipare alla prossima riunione del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale che si terrà  a dicembre in Marocco, l’Agorà di FQTS (Formazione quadri del Terzo settore) Sicilia, che si è svolta ad Erice lo scorso venerdì. «Prima di venire qui ad Erice – ha detto Kamal Lahbib, componente del Forum Sociale Mondiale e Président del Forum des Alternatives del Marocco – pensavo che non ci fosse più la possibilità di uno “spazio Mediterraneo”, invece mi sono ricreduto per questo proporrò che venga inserito all’ordine del giorno nel prossimo appuntamento del Forum Social Mondiale e invito tutti voi a partecipare».
Nella sala gremita, l’eco dei 350 morti dispersi al largo di Lampedusa, ha accompagnato la   riflessione sul tema “Valorizzazione del territorio: il Mediterraneo come ipotesi di sviluppo” e ha indotto i rappresentanti delle 30 organizzazioni di Terzo settore siciliano presenti a sottoscrivere un appello per l’abolizione della legge Bossi-Fini e per chiedere di partecipare alle scelte politiche e legislative in tema di immigrazione. Dopo il minuto di raccoglimento in memoria degli immigrati, ha preso la parola la filosofa Caterina Resta che ha sottolineato come oggi  il Mediterraneo ci pone di fronte a tre grandi sfide: la prima è una critica radicale del sistema economico capitalistico, a partire dalla consapevolezza del suo fallimento; la seconda riguarda un diverso concetto di cittadinanza; la terza un diverso concetto di democrazia. «Il Mediterraneo – ha detto Resta – è stato luogo di scontro, di incontro e di mescolanza tra popoli, culture, religioni differenti. Ora potrebbe diventare modello non di respingimento, ma di ospitalità, di dialogo e di traduzione, in quanto  può offrire all’Europa quelle sponde verso il Sud che sembra ignorare, quello slancio nella costruzione di una casa comune dagli orizzonti più vasti, dai confini porosi come le spugne disseminate sui fondali di questo mare».
Per Monsignor Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, il Mediterraneo potrebbe diventare un laboratorio per un nuovo umanesimo, alimentato dalle diverse identità. Vi è l’esigenza di sperimentare il dialogo interculturale, ed interreligioso di comprendere le differenze a partire dalle diversità di genere, da quella anagrafica.  Nel suo intervento, Kamal Lahbib ha puntato il dito sulle politiche economiche liberiste che hanno prodotto problemi sociali e determinato le rivoluzioni arabe del 2011.  Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giovanni Serra, componente del gruppo di pilotaggio di FQTS, che vede nel Mediterraneo un’opportunità in quanto costringe le organizzazioni di terzo settore a guardare oltre il proprio giardino, ad alimentare «attraverso le sue pratiche una diffusa educazione alla cultura dell’uguaglianza e dell’inclusione».  Le conclusioni sono state affidate a Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione con il Sud, che ha posto l’accento sulla necessità di fare sentire in maniera più forte l’indignazione per ciò che accade e di contribuire al cambiamento culturale: «È importante  lavorare per portare lo sviluppo nei Paesi di origine, di sostenere a tutti i livelli scambi culturali, nella consapevolezza che i processi di integrazione dei migranti arricchiscono il capitale sociale dei territori in cui sono e viceversa. Quindi un maggiore impegno individuale e una maggiore  pressione sulla politica e per le politiche».

di Francesco Gravetti

 

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