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“Università italiane”, ecco il punto di vista degli studenti stranieri

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studenti stranieriROMA. Promossa, ma con qualche nota dolente. Ecco come gli studenti stranieri vedono l’università italiana. Una fotografia scattata dal VI rapporto dell’European Migration Network Italia, condotto con l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr e presentato questa mattina all’università La Sapienza di Roma.
LA SITUAZIONE. In Italia sono circa 80mila gli studenti internazionali che frequentano corsi di laurea, triennale e magistrale, corsi post laurea e altri percorsi di formazione. Si arriva a 110mila se si aggiungono gli iscritti all’università americana e alle università pontificie. In Europa sono ancora lontani i primati della Gran Bretagna (550mila studenti stranieri), della Francia e della Germania (250mila), ma l’Italia fa comunque segnare una crescita rispetto al passato. Non mancano le criticità, come evidenziato da Antonio Ricci e Maria Carolina Brandi, nel corso della presentazione: «Persistono difficoltà di natura economica: un ragazzo su tre deve lavorare per pagarsi gli studi; le borse di studio erogate sono insufficienti. La spesa per studiare in Italia è di circa 800 euro al mese, di cui circa la metà per l’affitto. Poi, ci sono problemi logistici, dovuti alla carenza di case per studenti, in cui vive solo il 22% degli intervistati. Infine, gli ostacoli della burocrazia: il mancato riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero e le procedure per il rinnovo dei visti, sono elementi che scoraggiano gli studenti stranieri in Italia».
I DATI. Bologna è la meta preferita dagli studenti non comunitari, seguita da La Sapienza, il Politecnico di Torino e di Milano. Nel sud cresce l’Università della Calabria, passata da 86 stranieri nel 2004 a oltre 400 nell’anno accademico in corso. Economia, Ingegneria e Medicina, invece, sono le prime tre facoltà per numero di iscritti stranieri. Tra i 1.200 ragazzi di 98 nazionalità diverse, intervistati on line tra maggio 2012 e gennaio 2013, i più severi si sono rivelati gli asiatici: l’11% ha giudicato negativa la propria esperienza. I cinesi, a sorpresa, non sono il gruppo di studenti più numeroso, con 6.161 iscritti. Al primo posto ci sono gli albanesi con 11.802 iscritti. A seguire camerunesi e iraniani, tra i 2.600 e i 2.200 iscritti.
SPERANZE IN ITALIA. Nel complesso, uno studente internazionale su quattro ha dichiarato di essere venuto in Italia per avere maggiori possibilità di carriera. Aspettative, queste, evidentemente disattese se si considera che solo il 40% ha poi deciso di restare qui. «Questo problema investe non solo gli studenti stranieri, ma gli stessi italiani – ha affermato il prorettore per la Cooperazione e i Rapporti internazionali dell’Università La Sapienza, Antonello Biagini -. Ciò da un lato per l’università italiana è un motivo di orgoglio, perché vuol dire che forma bene i propri giovani. Dall’altro è un motivo di preoccupazione per il Paese, che investe ancora troppo poco in ricerca e sviluppo e fa altrettanto poco per trattenere qui le migliori risorse umane».

di Gianluca De Martino

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