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Legge di stabilità, dietrofront sulla 104

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ROMA Il governo torna sui suoi passi: nella legge di stabilità, il cui testo definitivo dovrebbe finalmente arrivare oggi in commissione Bilancio della Camera, saltano le norme relative alla tassazione Irpef delle pensioni e delle indennità di invalidità e quelli relativi alla stretta per i dipendenti pubblici dei permessi per assistere i familiari disabili (legge 104/92). Dopo una giornata di consultazioni fra i ministri interessati e i tecnici del Ministero dell’Economia, nel corso della quale sono stati prese in considerazione anche ipotesi alternative, l’esecutivo – secondo quanto si apprende – avrebbe deciso di eliminare totalmente quei provvedimenti, che spariscono così dal testo che arriverà all’esame del Parlamento. Le proteste delle associazioni delle persone disabili, l’allerta dei partiti che sostengono il governo, i rilievi dei tecnici (anche quelli della presidenza della Repubblica), hanno dunque sortito l’effetto di far desistere il governo dai suoi intendimenti: in un primo momento, relativamente alla sola tassazione delle indennità di accompagnamento e ai permessi della 104/92, e in un secondo momento anche per ciò che riguarda l’Irpef sulle pensioni di invalidità.

IL PUNTO. Il taglio ai permessi della legge 104/92 è stato il primo provvedimento a saltare: la differenza di trattamento fra i dipendenti pubblici e i dipendenti privati apriva scenari di illegittimità costituzionale che sarebbero stati notati anche dai tecnici del Quirinale. Da qui la scelta di eliminare la norma dal testo definitivo, decisione assunta in prima persona dal ministro del Lavoro Fornero, da quello all’Economia Grilli e dal premier Monti. Stessa scelta è stata operata per la tassazione sulle indennità di accompagnamento, mentre per la tassazione delle pensioni di invalidità fino a ieri sera l’ipotesi era quella di mantenerla, elevando in maniera netta il limite di 15 mila euro a partire dal quale l’assegno veniva assoggettato a Irpef, rendendo così la tassazione molto più graduale e colpendo solamente i redditi più alti (si era parlato di 50 mila euro). Alla fine, però, avrebbe prevalso nel governo la scelta di eliminare totalmente anche questa norma, lasciando dunque immutata la normativa attuale che prevede l’assoluta e piena esenzione delle pensioni di invalidità.

di Davide Domella

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Il provvedimento cancellato

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