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Intelligenza artificiale, l’Italia fa da apripista: opportunità e rischi per il Terzo settore

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È attualmente all’esame del Senato il disegno di legge “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, già approvato, con modifiche, dal Senato il 20 marzo 2025 e, con ulteriori emendamenti, dalla Camera dei deputati il 25 giugno 2025 e quindi ritrasmesso al Senato.
Il disegno di legge integra e accompagna l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2024/1689 sull’intelligenza artificiale (AI Act) avvenuta il 1 agosto 2024, fissando i principi generali di utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nel contesto italiano e delegando al Governo l’adozione di decreti legislativi volti a disciplinare aspetti operativi, con particolare riguardo alla trasparenza, alla sicurezza, alla responsabilità e all’utilizzo dei dati.
In questo modo, l’Italia sarà di fatto il primo Paese europeo a dotarsi di una legge organica sull’intelligenza artificiale, in attuazione e integrazione del citato Regolamento europeo, tenuto comunque conto delle specificità del sistema giuridico italiano.
Il disegno di legge in questione si compone di 28 articoli atti a sostenere e promuovere lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale che siano basati su una visione antropocentrica, nonché su principi di trasparenza, responsabilità, equità e rispetto per i diritti fondamentali, che garantiscono un equilibrio tra le opportunità che offrono le nuove tecnologie e i rischi legati al loro uso improprio. In particolare, il disegno di legge dedica specifiche disposizioni agli ambiti considerati ad alto rischio dall’AI Act: giustizia, sanità, lavoro, pubblica amministrazione e professioni regolamentate.
Oggi si è di fronte a una crescita progressiva dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, utilizzo che, oltre a offrire straordinarie opportunità, sta motivando il dibattito sui rischi derivanti dal suo impiego.
L’utilizzo di tecnologie avanzate sta difatti “innervando” ogni settore della società contemporanea, generando sì entusiasmo ma anche preoccupazione. Anche nel Terzo settore, dove la riflessione sul tema assume di certo caratteristiche peculiari, relativamente soprattutto alla necessità di considerare, oltre i benefici operativi immediati, le implicazioni e i rischi sistemici ed etici legati alle trasformazioni tecnologiche in essere: pensiamo a tutti i profili legati all’impatto ambientale nella predisposizione e nell’utilizzo di tali strumenti, alle problematiche che potrebbero sorgere nel mondo del lavoro, alla potenziale crescita del divario digitale nella popolazione, oltre agli effetti su bambini e ragazzi.
Ogni iniziativa normativa che si avvia sul tema deve essere perciò capace di disciplinare esattamente gli usi dell’intelligenza artificiale nei vari settori della società, consentendo sì di sfruttare appieno i benefici di questi nuovi strumenti ma, del pari, assicurando che tali tecnologie siano effettivamente ed efficacemente al servizio del benessere delle persone e della comunità.
In un’ottica strategica e collaborativa, le Istituzioni e il Terzo settore possono assumere sicuramente un ruolo significativo nel guidare insieme la trasformazione che stiamo vivendo e garantire che le tecnologie vengano utilizzate con consapevolezza e responsabilità.
di Chiara Meoli*
* Ufficio studi e documentazione – Forum Nazionale del Terzo Settore.