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“Testimoni di Valori”, storie di dolore e rinascita

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Un momento di riflessione e di ascolto, in cui i familiari di vittime innocenti hanno potuto condividere il loro dolore e la loro forza, e in cui si è discusso su come offrire nuove opportunità di riscatto a chi si trova nell’area penale. È stato questo il cuore di “Testimoni di Valori, non solo testimonianze”, l’incontro che si è svolto giovedì pomeriggio nella Sala della Loggia del Maschio Angioino a Napoli.

Un messaggio di speranza

«La società deve lanciare un messaggio a chi ha sbagliato: se cambia può essere supportato, e noi facciamo il tifo perché ciò avvenga» ha spiegato Alessandra Clemente, consigliera comunale e presidente della Silvia Ruotolo Onlus, intitolata alla madre uccisa dalla camorra nel 1997.
Il cambiamento, ha sottolineato, deve poggiare su percorsi credibili e concreti, soprattutto sul piano lavorativo. «Bisogna costruire speranza vera, offrendo occasioni di lavoro, come è accaduto a Daniele che era a Nisida per uno sbaglio. Noi vogliamo tanti progetti per queste persone, perché c’è sempre tempo per cambiare».

Il riferimento è a Daniele Gugliotta, oggi 33enne, che dopo aver trascorso 28 mesi a Nisida è diventato maestro pizzaiolo e oggi viaggia per il mondo grazie al suo lavoro. «Voglio essere un esempio per i giovani – ha raccontato – per far capire che le strade giuste esistono e che c’è sempre una seconda opportunità. La mia è la storia di tanti scugnizzi ribelli: a 14 anni pensavo che tutto fosse possibile, ma ho pagato le conseguenze. Forse sono felice di aver percorso quella strada, perché oggi ho cambiato vita».

Con emozione ha ricordato i sogni di ragazzo – viaggiare, prendere un aereo, conoscere l’America, costruire una famiglia – e come oggi siano diventati realtà grazie alla pizza napoletana: «Quando sono uscito dal carcere avevo paura di Napoli, temevo di ricadere negli errori. Ma grazie ad Alessandra Clemente, a Geppy Marotta dei Fratelli La Bufala, all’Associazione Scugnizzi e al mio maestro Franco Porzio ho avuto un’opportunità che mi ha salvato».

La memoria delle vittime

Accanto alle storie di riscatto, c’è stato spazio anche per il ricordo delle vittime. Sandra Cuevas, figlia di Teresa Buonocore – uccisa nel 2010 per aver denunciato gli abusi subiti da sua figlia – ha ricordato l’impegno portato avanti con l’associazione intitolata alla madre, insignita nel 2017 della medaglia d’oro al merito civile dal presidente Mattarella.
«Abbiamo deciso di istituire borse di studio per i bambini da 0 a 3 anni, figli di donne vittime di abusi che hanno denunciato e che oggi non ci sono più o stanno vivendo momenti difficili» ha spiegato Sandra.

Non è mancata, però, una nota critica: «Sono molto arrabbiata per la questione dei braccialetti elettronici. Ho scoperto che chi commette violenza può rifiutarsi di indossarlo senza essere arrestato. È un fatto grave che può generare emulazioni. Lo dico senza voler accusare sempre lo Stato: nel nostro caso ci è stato vicino, mia madre è stata onorata dal Presidente della Repubblica. Ma chi denuncia spesso resta sola, e io nel mio piccolo cerco di offrire supporto».

Legalità e tutela delle vittime

Ad arricchire l’incontro è stata anche la voce della presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli: «Ognuno deve impegnarsi per affermare la legalità. Testimoniare valori significa condividere esperienze che tutelano le persone, a partire dalle vittime dei reati. È anche un invito della Comunità Europea a promuovere convegni di questo tipo».

Covelli ha annunciato l’apertura, presso il Palazzo di Giustizia, di uno sportello di ascolto per le vittime di reati, grazie a un protocollo siglato con la Procura generale e la Fondazione Polis. «Uno spazio riservato e qualificato – ha spiegato – per offrire sostegno psicologico e prevenire la vittimizzazione secondaria. Le vittime, specie di criminalità organizzata, hanno bisogno di un team multidisciplinare e di un ambiente protetto».

di Antonio Sabbatino

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