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Alzheimer, ecco lo smart body per aiutare i pazienti che vanno incontro a smarrimento

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Quando si parla di malattia di Alzheimer uno tra i primi “campanelli d’allarme” da tenere in considerazione è il disorientamento spaziale. Questo disturbo, chiamato anche disorientamento topografico, impedisce ai meccanismi cerebrali dell’individuo di orientarsi nello spazio, impedendo una rappresentazione mentale dell’ambiente circostante.

Esistono tre tipi di neuroni coinvolti nell’orientamento topografico: quelli di posizione, di griglia e di confine. “Sono presenti nell’ippocampo e nella corteccia entorinale e lavorano in sinergia per creare una mappa interna dell’ambiente che consente alle persone di orientarsi e muoversi – spiega il Prof. Sandro Sorbi, Past President di Airalzh Onlus e Dir. Neurologia I presso l’Az. Osp. Univ. ‘Careggi’ di Firenze.  I neuroni di posizione si attivano quando un individuo si trova in una specifica posizione all’interno di un ambiente, mentre quelli griglia creano una sorta di “reticolo spaziale” che permette all’uomo di sapere dove si trova e dove sta andando. I neuroni di confine, invece, si attivano quando una persona raggiunge i confini di un ambiente”.

Proprio sul disorientamento topografico nella malattia di Alzheimer è stato condotto uno studio a cura del Dr. Davide Cammisuli, già Ricercatore Airalzh (Associazione Italiana Ricerca Alzheimer) e Prof. a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università Cattolica di Milano. Il suo studio fa parte di uno dei numerosi Progetti di Ricerca finanziati da Airalzh in occasione del Bando AGYR (Airalzh Grants for Young Researchers) che l’Associazione, ogni anno, rivolge a giovani Ricercatori Under 40.

Lo studio – effettuato all’interno di un giardino urbano – ha dimostrato, per la prima volta, una chiara alterazione della cognizione spaziale in pazienti con lieve declino cognitivo e biomarcatori per malattia di Alzheimer. Il disorientamento topografico, infatti, è molto spesso lamentato dal paziente e riferito dai famigliari anche nelle fasi che precedono l’esordio della malattia, ma non è mai valutato specificamente come possibile “predittore” comportamentale delle fasi successive connesse alla demenza di tipo Alzheimer, ove è manifesto un franco disorientamento spazio-temporale.

Il Dr. Cammisuli, per portare a compimento il suo Progetto, si è avvalso di un apparato tecnologico innovativo – uno smart body indossabile dotato di sensori che rilevano parametri fisiologici e della marcia – che ha dimostrato la capacità di catturare una modificazione neurovegetativa a carico del sistema simpatico connessa al disorientamento cui spesso i pazienti (con lieve disturbo cognitivo dovuto a malattia di Alzheimer) vanno incontro. Tale accertamento è stato svolto attraverso test computerizzati comparati a deambulazioni svolte su percorsi urbani, in modo tale da simulare l’effetto di potenziale smarrimento nel percorrere le tappe di un determinato percorso.

Inoltre, grazie alla possibilità di monitorare in maniera non invasiva e da remoto (e, quindi, con vantaggi sia per il clinico/ricercatore che per il famigliare/caregiver) lo smart body è in grado di tracciare il percorso effettuato grazie ad un GPS e può essere implementato tramite soglie di alert o messaggistica istantanea in grado di ricondurre il paziente con deterioramento cognitivo presso la propria casa (o punto di partenza del percorso urbano) laddove possa andare incontro a smarrimento o aver commesso errori lungo il tracciato.

Interessanti risultati recenti sono stati raggiunti anche da altri due Progetti di Ricerca selezionati in occasione dei Bandi AGYR di Airalzh Onlus. Da un lato, con il progetto della Dr.ssa Alessia Vignoli, Ricercatrice Airalzh presso il Dip. Chimica dell’Università degli Studi di Firenze, si continua a lavorare nell’ambito dell’identificazione precoce dei rischi per capire la possibilità di evoluzione in malattia di Alzheimer nei pazienti in modo non invasivo, attraverso una risonanza magnetica nucleare in un campione di sangue. Dall’altro lato, invece, con il Dr. Andrea Magrì, Ricercatore Airalzh presso il Dip. Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali dell’Università degli Studi di Catania, vengono studiate soluzioni per nuove terapie farmacologiche come la possibilità di contrastare l’accumulo di proteina β-amiloide tramite l’utilizzo di una nuova molecola allo scopo di ripristinare la corretta funzione dei mitocondri.

Il contributo alla Ricerca di Airalzh è sostenuto da piccoli e grandi donatori, ma anche da progetti artistici, come quello di Michele Bravi, talento poliedrico impegnato tra Musica, Cinema e Letteratura. Con il progetto “Lo ricordo io per te”, l’artista ha voluto raccontare la storia dei suoi nonni e sostenere la Ricerca sulla malattia di Alzheimer. Dopo essere uscito, nei mesi scorsi, con una canzone ed aver realizzato un cortometraggio, a partire dal 30 Settembre sarà presente in tutte le librerie d’Italia il suo libro di storie edito da Feltrinelli, dal titolo “Lo ricordo io per te”. Per ogni copia venduta, 1 Euro sarà devoluto a sostegno di Airalzh Onlus.

Dalla sua fondazione, nel 2014, Airalzh ha investito oltre 4 milioni di Euro – grazie al sostegno di grandi e piccoli donatori – per finanziare 82 Assegni e 37 Progetti di Ricerca.

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