Il nuovo rapporto Istat sulle condizioni di vita e reddito delle famiglie fotografa una situazione sempre più critica: nel 2024 il 23,1% della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale, in aumento rispetto al 22,8% del 2023. Si tratta di oltre 13,5 milioni di persone che vivono in almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà economica, grave deprivazione materiale e sociale o bassa intensità lavorativa.
“La crescita del rischio di povertà evidenziata dall’Istat è un segnale d’allarme che non possiamo ignorare”, dichiara Giovanni Bruno, Presidente della Fondazione Banco Alimentare. “Il dato che più ci preoccupa è quello relativo all’aumento della povertà tra le famiglie numerose e i monogenitori, che ormai supera il 32% di incidenza. Inoltre, il 10,3% degli occupati è a rischio di povertà lavorativa, un fenomeno che dimostra come il lavoro, da solo, non basti più a garantire condizioni di vita dignitose. Questi numeri confermano quello che vediamo ogni giorno nella nostra rete di organizzazioni partner territoriali, destinatarie del cibo che distribuiamo: i sempre più persone si rivolgono a loro per soddisfare un bisogno essenziale come il cibo.”
A livello territoriale, il divario tra Nord e Sud rimane significativo: mentre nel Nord-est si conferma la ripartizione con il minor rischio di povertà o esclusione sociale (11,2%), nel Mezzogiorno la percentuale sale al 39,2%. “Questa disparità richiede interventi mirati, affinché nessuno venga lasciato indietro”, aggiunge Bruno. “Il rafforzamento delle misure di sostegno alimentare e il recupero delle eccedenze lungo tutta la filiera, restano strumenti essenziali per affrontare questa emergenza.”
Nel 2024 il Banco Alimentare ha distribuito circa 94.000 tonnellate di cibo attraverso più di 7.600 organizzazioni partner territoriali (mense per i poveri, case-famiglia, comunità per i minori, centri d’ascolto, unità di strada, etc..), raggiungendo quasi 1,8 milioni di persone. “Dobbiamo continuare a rafforzare la nostra rete e sensibilizzare istituzioni e aziende, affinché il contrasto alla povertà alimentare diventi una priorità nell’agenda politica e sociale del Paese”, conclude Bruno.