Gettare il cuore oltre l’ostacolo, garantendo assistenza e sostegno pur con pochi mezzi a disposizione e con turni massacranti. Nel grande caos dell’assistenza alle famiglie costrette in un attimo a lasciare le proprie abitazioni a causa del continuo sciame sismico ai Campi Flegrei, il volontariato si conferma l’appiglio sicuro a cui aggrapparsi. Decine di volontari subito dopo il terremoto di magnitudo 4.4 che nella notte tra mercoledì e giovedì ha causato crolli e parziali distruzioni hanno raggiunto il quartiere napoletano di Bagnoli, le città di Pozzuoli e di Bacoli donando generi alimentari e di conforto.
La Croce Rossa Italiana
Gennaro Auriemma, referente napoletano della Cri, con orgoglio afferma: «Abbiamo lavorato senza sosta. Da quando c’è stata la scossa ci siamo attivati immediatamente fornendo, in coordinamento con la Protezione Civile regionale e la Caritas, coperte, acqua, cibo tentando di rassicurare le persone che in fretta e furia hanno abbandonato le case lesionate». La paura, si ricorda spesso, è un sentimento umano e nasconderlo non ha alcun senso. E Auriemma non lo fa. «Certo, anche noi attraversiamo momenti di paura – conferma – Lasciamo le nostre case e le nostre famiglie per raggiungere una zona d’emergenza con l’obiettivo di instaurare un dialogo con le famiglie per tranquillizzarle». Si diceva, nell’incipit dell’articolo, dei turni massacranti e delle poche risorse a disposizione. Nemmeno la Croce Rossa Italiana fa eccezione, pur essendo un’organizzazione più strutturata. Ce ne parla sempre Auriemma. «I volontari della Croce Rossa non erano più di 10 a turno e con 3 mezzi a disposizione. La scossa è stata avvertita attorno all’Una e 25, noi eravamo sul posto dopo 15 minuti a riprova del nostro impegno. Senza dubbio poter contare su maggiori risorse, nonostante rispetto al passato qualcosa sia migliorato, a noi non dispiacerebbe».
La Conita
Il tema delle risorse a disposizione investe in misura maggiore la Conita Odv, il Coordinamento operativo nazionale interforze che si occupa di tutela ambientale, di dare assistenza ai fragili, agli animali, a chi è in difficoltà. Il presidente nazionale, Maurizio Masciandaro, senza girarci intorno dice: «Ci sono situazioni che ci lasciano l’amaro in bocca. I mezzi che noi utilizziamo li acquistiamo e manuteniamo a spese nostre, mentre ce ne sono tanti fermi della Protezione Civile che potrebbero tornarci utili. Questo è ingiusto nei confronti dei volontari, che davvero fanno sacrifici per assistere le popolazioni in pericolo. Se c’è una forte scossa, anche loro sono a rischio…». Ma per la Conita a prevalere è il senso di responsabilità e di altruismo. «Trenta minuti dopo la scossa, già 5 volontari della Conita hanno raggiunto i Campi Flegrei entrando nella macchina dell’assistenza e dei soccorsi non fermandosi neanche sotto la pioggia». Masciandaro, però, ha anche un altro rammarico: «La popolazione era completamente all’oscuro su dove fosse necessario andare per mettersi al sicuro e su come comportarsi. Ci dicevano continuamente “Voi che sapete, diteci cosa fare’’. C’è stata troppa confusione, specialmente all’inizio. Queste contraddizioni vanno risolte».
di Antonio Sabbatino

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