L’esigenza di favorire uno scambio di idee per costruire una spessa rete di relazioni, intercettando i cambiamenti che un nuovo modello di welfare sociale, inclusivo e rigenerativo impongono. Tale interessante tematica ha animato il Tavolo Coprogettazione e Coprogrammazione, uno dei quattro organizzati nell’ambito del Forum di Comunità Attive e Reti Solidali celebratosi venerdì 27 e sabato 28 settembre a Città della Scienza. A presenziarvi rappresentanti del mondo del Terzo settore, delle varie istituzionali, delle imprese, dell’università. Quanto emerso dalla discussione dei vari tavoli del Forum, sarà poi sintetizzato in un documento di prossima redazione in cui emergeranno varie in proposte da presentare ai vari organi istituzionali.
Gli obiettivi del tavolo – Un cambio di prospettiva nella Coprogrammazione e Coprogettazione: questo il punto di partenza nel corso della discussione del tavolo di sabato mattina. Per il direttore del Csv Napoli Giovanna De Rosa «è importante affrontare tematiche fondamentali per i nostri territori. È essenziale promuovere una cultura della condivisione e dell’inclusione nei processi decisionali. È emersa la necessità di avere un quadro normativo chiaro e condiviso, che faciliti il lavoro congiunto tra pubblica amministrazione e Terzo Settore. È altrettanto cruciale coinvolgere tutti gli attori sociali nelle nostre comunità, potenziando le competenze necessarie per garantire l’efficacia delle iniziative. Infine, dobbiamo concentrarci su monitoraggio e valutazione per assicurarci che i nostri sforzi producano un impatto reale e positivo». Il mondo del Terzo settore dovrà presentarsi sempre più come un partner strategico, capace di integrare i servizi sociali e sanitari con gli organismi di solidarietà garantendo così un nuovo sistema territoriale delle cure. Un termine può sintetizzare la proposta: interdipendenza, che definisce le proposte frutto del confronto del tavolo. Tra questi: creare un reticolo multidisciplinare di professionisti per aumentare la tempestività e l’adeguatezza dell’azione della presa in carico e di cura dei cittadini; co-progettare e co-programmare il potenziamento del modello del welfare multidisciplinare, privilegiando un modello relazionale e non prestazionale; integrare le professioni per una valutazione multidimensionale della persona presa in carico, da mettere sempre al centro dell’intervento a suo supporto; una formazione congiunta e condivisa, mirata all’ empowerment e allo sviluppo di percorsi comuni. A richiedere una maggiore multidisciplinarietà e la condivisione degli obiettivi è anche la sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale, che ha chiarito come le pubbliche amministrazioni possano avvalersi di accordi di partenariato dando così la possibilità al Terzo Settore di essere parte attiva nella definizione delle politiche sociali anche attraverso una più stretta sinergia tra pubblico e privato.
Il territorio al centro – Il territorio come un ecosistema in cui le responsabilità siano pari, uguali e condivise. È un altro segmento importante di discussione del tavolo Coprogettazione e Coprogrammazione. Spazi ricchi di potenzialità e risorse, da valorizzare attraverso la collaborazione di tutti gli attori che ne fanno parte: così va visto il territorio in cui il Terzo Settore opera in nome di un benessere collettivo da costruire tramite una pianificazione strategica, un monitoraggio, una valutazione dell’impatto. Anche la Campania, può diventare un laboratorio di pratiche esportabili. Per fare ciò, vista anche la disparità di predisposizione alla coprogettazione rispetto alle regioni del Centro e del Nord Italia, ravvisa il segretario generale della Cisl Napoli Melicia Combierati, appare senza dubbio importante «regolarizzare i lavoratori e non renderli vulnerabili: importante il valore della contrattazione». Data la natura cangiante del welfare, «i finanziamenti e le erogazioni – aggiunge Combierati – devono avere una durata non più annuale ma triennale. Arrivano interventi pioggia e spot sempre in balia dell’ultima legge di stabilità e se c’è qualcosa da togliere, si toglie sempre sulle politiche sociali» La segretaria Cisl conclude: «Molti fondi dei Pon inclusione sono tornati indietro per incapacità di spesa dovuto soprattutto all’infrastrutturazione sociale. Va attuato l’Articolo 55 della Riforma del Terzo Settore (che si riferisce anche ai Piani sociali di zona ndr.)». Insomma, la programmazione e la coprogettazione rappresentano il futuro del welfare di comunità. La digitalizzazione e l’innovazione sono in proposito fattori chiavi di questo processo, capaci di offrire nuove opportunità per rendere i progetti più trasparenti, inclusivi e partecipativi nella promozione della coesione sociale e della sostenibilità.
Le voci del Forum – Tanti gli spunti al Forum di Comunità Attive e Reti Solidali di Città della Scienza. Giovanni D’Avenia, Presidente della Fondazione Super Sud sintetizza: «L’infrastrutturazione sociale è l’elemento essenziale, quando parliamo di co-programmazione parliamo di un evento rivoluzionario. Ciò vuol dire che esiste la volontà di avere un’amministrazione condivisa che programma e progetta insieme nell’ambito di un federalismo fiscale. Ecco perché abbiamo voluto che dai tavoli tematici emergessero proposte tali da rappresentare una speranza per il futuro delle comunità attive e delle reti solidali». D’Avena ricorda come la nostra epoca «iper digitalizzata ha prodotto una grande forma di solitudine in un contesto democratico con poche nascite e tanti anziani. Con la paura del futuro e dell’impoverimento, il Terzo Settore e l’economia civile, come suggerisce il professor Zamagni, giocano un ruolo centrale». Tra i primi interventi del Forum, quello dell’assessore al Welfare del Comune di Napoli Luca Trapanese. «La coprogettazione è cruciale per ampliare i servizi utili ai cittadini. Per fare un passo non devono essere più realizzati progetti calati dall’alto. Molto spesso le amministrazioni, chiuse nelle loro stanze con i fondi a disposizione, scrivono progetti che non sempre servono al territorio». Trapanese fa un esempio concreto sul nuovo approccio alla base della sua attività di amministratore pubblico. «Abbiamo avuto un fondo di un milione e duecentomila euro per la disabilità da parte del Ministero. La nostra scelta è stata quella di avviare una co-progettazione con 15 associazioni, poi tutte vincitrici di bando, garantendo così progetti quali accompagnamento delle famiglie, attività culturali, inserimento lavorativo, attività ludiche che si completano tra loro». Raffaele Sibilio, moderatore dell’ultimo tavolo sull’intelligenza artificiale, fa riferimento al «Pnrr che delineerà un nuovo approccio alle politiche sociali, evidenziando l’innovazione sociale come momento di rigenerazione per il nostro sistema». Antonio Salvatore, direttore del Dipartimento Salute Anci Campania e membro del Tavolo del Ministero della Salute per l’innovazione tecnologica, sottolinea come le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, «siano pilastri importanti per l’innovazione sociale del territorio e delle comunità. L’attività di assistenza non è fatta solo della patologia ma di benessere da garantire alle comunità. Abbiamo un appuntamento con la storia: il piano di riorganizzazione dell’assistenza territoriale, rete che può garantire una medicina proattiva per garantire la qualità della vita e per attuare ciò non si può fare a meno dell’apporto del terzo settore». Anche Sergio Bellucci dell’Università della Pace delle Nazioni Unite si sofferma sull’Ia. «Ridisegnerà le relazioni umane e investirà anche il terzo settore e le attività sociali. Ci sarà un cambio di paradigma nel loro funzionamento».
Gli altri interventi – Il presidente della Fondazione Banco di Napoli Orazio Abbamonte non può esimersi dal ritenere il Terzo settore «un pilastro fondamentale della nostra società, basato sul concetto di solidarietà, intesa non solo come assistenza ma come un vero e proprio farsi carico delle difficoltà altrui e delle parti più deboli della società rinunciando a una parte del proprio privilegio». A suo modo di vedere, resta un «divario spaventoso tra il Centro-Nord e il Sud. Il valore della solidarietà deve essere abile e a mia opinione l’elemento prevalente della solidarietà è quello della creazione di reti. C’è troppo occasionalismo multiforme, manca coordinamento, un danno quando le risorse sono limitate come al Sud. Per crescere, il Terzo Settore ha bisogno di relazioni solide, capaci di mettere a disposizione risorse, competenze e valori che rappresentano la vera forza del nostro sistema». Sulle problematiche del Mezzogiorno si sofferma anche Stefano Consiglio, presidente della Fondazione Con il Sud. In questa zona del Paese, dice, «da tantissimi anni abbiamo significativi problemi in ambito educativo, sanitario, di inserimento lavorativo. Molti problemi del nostro Sud ma vale in Italia e per i Paesi europei non possono essere risolti se non facciamo nulla. Molti giovani vanno via e chi vuole tornare e non torna perché una politica miope tende ad allontanare». Consiglio fa una pessimistica previsione. «Perderemo 6 dei circa 19 milioni di abitanti nei prossimi trent’anni e non avremo più problemi di scuola e asili perché non ci saranno più i giovani che li dovranno frequentare. Tutti insieme, partendo dalle comunità, dobbiamo muoverci per agire sulle nascite in favore di chi vuole rimanere o vuole tornare a creare occasioni. Va creato anche un sistema di accoglienza intelligente». Giulio Maggiore, presidente Osservatorio sull’Economia Civile della Regione Campania intravede un’opportunità. «Il terzo settore può diventare un punto di riferimento per quelle imprese profit, che storicamente sono state poche attente al valore della solidarietà scoprendolo solo di recente, mettendole in relazione con quelle no profit. Va fatto un lavoro sulla dimensione culturale, superando gli steccati tra mondi che sono sempre esistiti». Domenico Credendino, presidente della Fondazione Carisal si riferisce (anche) alla realtà che guida come veicoli alla «costruzione di un futuro migliore» elargendo risorse per progetti sociali, formativi, sportivi e culturali come impone la legge 117 del 2017 riguardante il Codice del Terzo Settore.
di Antonio Sabbatino