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«L’amore salva»: la storia di Stefania, sopravvissuta al dolore e guidata da un angelo in corsia

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Rimanere viva non è stato facile. Fisicamente e soprattutto emotivamente. Ma rimanere vivi dopo una tragedia, a volte, dona la forza capace di dare forza ad altri, regala la capacità di mettere in ordine le priorità, di insegnare a non arrendersi ma ad avere anche una coscienza diversa, più profonda e concreta di quanto sia preziosa la vita. E, sempre a volte, questi insegnamenti durano nel tempo.
Stefania Battipaglia è una giovane della provincia di Salerno che sei anni fa è rimasta coinvolta in un incidente in seguito al quale il fidanzato Raffaele ha perso la vita. Nei giorni più difficili ha incontrato un angelo, Gennaro, un operatore sanitario che le è stato accanto in ogni modo possibile, e anche impossibile. Le strade della ragazza e dell’uomo, poi, si sono separate ma il ricordo di quella dedizione, in questi anni hanno fatto parte anche della cura – o meglio del sollievo – ad un lutto devastante. Ed in virtù proprio di quell’amore la giovane nel corso del tempo ha più volte provato, imboccando più strade, a ritrovare quel Gennaro che tanto è stato importante nel momento più difficile. Ci ha provato cercando nell’ospedale dove era stata ricoverata, ci ha provato facendo delle ricerche tra i sanitari, ci ha provato senza mai riuscire, fino a quando non ha provato a utilizzare i social, come ultima spiaggia. E, va detto, i social messi in moto dall’amore hanno fatto un piccolo miracolo: in tantissimi hanno preso a cuore il desiderio della giovane di ritrovare quell’angelo in tenuta da infermiere, il popolo del web ha fatto ricerche, incrociato dati, chiesto informazioni. C’è chi si è andato a studiare l’organico dei reparti dei vari ospedali campani seguendo la “traccia” lasciata da Gennaro dal nosocomio salernitano dove la ragazza era ricoverata fino a raggiungere quello napoletano dove attualmente lavora. Qualche giorno fa, il momento più commovente: la telefonata dell’uomo alla ragazza, iniziata con la lettura del biglietto che la giovane aveva scritto e lasciato sul cuscino prima di lasciare il reparto, e che l’uomo ha conservato per tutto questo tempo.
Partiamo dalla fine, Stefania. partiamo da questa piccola gioia. Dopo sei anni hai trovato il tuo angelo custode grazie alla mobilitazione delle persone che hanno letto la tua storia. Forse questa ondata di affetto è ancora più importante del fatto di averlo trovato…
«Non mi aspettavo così tanta attenzione da parte della gente, tantissimi hanno provato ad aiutarmi. Ci sono tante brave persone in giro. E sono profondamente grata per questa ondata d’amore, in fondo non è tutto così scontato».
Come è andata? Si è ricordato di te? Quali sono le prime cose che vi siete detti?
«Mi ha telefonato lui, gli hanno lasciato il mio numero di telefono. Ho detto “pronto?”, non sapevo chi fosse dall’altra parte del telefono… e Gennaro mi ha letto il bigliettino che gli avevo lasciato sotto al cuscino quando mi hanno dimessa dall’ospedale. Lo aveva conservato. Mi ha anche presa un po’ in giro, mi ha detto: “Sei sicura che sono io il Gennaro che cerchi?”. È stato veramente emozionante».
Vi incontrerete di persona: cosa gli dirai?
«Spero di poterlo abbracciare presto. È la cosa che più desidero. Continuerò a ringraziarlo e più e più volte gli ricorderò della bellissima persona che è».
Tornando un po’ indietro, cosa ti ha spinto, al tempo, a iniziare a cercarlo? In che modo lo hai fatto?
«Mi hanno dimessa il pomeriggio del 19 agosto e Gennaro non era di turno. Sin da subito ho provato a cercarlo, ho chiesto in ospedale in occasione di un controllo in ortopedia e mi dissero che aveva vinto un concorso ma che non potevano darmi informazioni per privacy. Ci rimasi molto male. Nel corso del tempo ho scaricato bandi di concorso, elenchi di OSS, infermieri… insomma il mio cellulare era pieno di documenti. Ma nessuna ricerca è mai andata a buon fine. Non potevo arrendermi, però, e ho pensato di scrivere un post su Facebook, riflettendo sul fatto che magari un social mi avrebbe aiutata. Se solo lo avessi fatto prima…».
In quei giorni così duri, questo operatore sanitario è stato la tua ancora di salvezza per non sprofondare del tutto. In che modo cercava di alleviare il tuo dolore?
«Piangevo, piangevo e piangevo. La disperazione era tanta. Chiedevo di Raffaele, il mio fidanzato, non mi importava nient’altro. Il dolore fisico era l’ultimo dei miei pensieri. Ferma immobile su quel lettino, vedevo con la coda dell’occhio il volto di Gennaro sporgere dalla porta della stanza per vedere se stavo riposando un po’ altrimenti entrava e faceva di tutto per provare a strapparmi le lacrime dagli occhi. Non sono frasi fatte perché era davvero così. Un angelo che con le sue battute e le sue parole di conforto trovava il modo di spronarmi per mettermi di nuovo in piedi».
Si sente tanto spesso parlare di pazienti non seguiti come si deve. Cosa vorresti dire ai colleghi di Gennaro?
«Fate il vostro lavoro con amore, sempre. Forse può sembrare una cosa banale e scontata ma chi soffre in un letto d’ospedale ha davvero bisogno di qualcuno che gli alleggerisca il macigno che porta dentro. È importante anche la cura dell’anima. Soprattutto la cura dell’anima».
Sei stata curata dopo l’incidente che aveva causato ferite fisiche, ma non solo nel corpo…
«La ferita più grande la porto dentro al cuore. Sono passati quasi 6 anni da quella notte e ho molta strada da percorrere ancora in salita. Ho attacchi di panico, i ricordi riaffiorano così come la rabbia perché Raffaele non meritava di lasciarci per colpa di una persona del tutto irresponsabile. La vita è una, prima di adottare dei comportamenti irresponsabili che possono avere conseguenze irreparabili bisogna veramente riflettere. A volte le persone pensano di vivere in un videogioco, game over e ricominci la partita. E invece non ricominci mai più. Le ferite te le porti addosso, e non si torna indietro purtroppo. Il dolore vero lo porti dentro e quello nessuno può vederlo, e allora devi essere fortunata ad avere amore intorno. Io lo sono stata. Tempo fa ho fatto un tatuaggio, “L’amore salva”, e racchiude un po’ la mia fortuna più grande. Sono circondata d’amore. E non posso che esserne grata».
La tua ricerca in qualche modo è la testimonianza che una tragedia ti può mettere in connessione con il cuore delle persone. Con il cuore di Gennaro e delle persone che si sono prese cura di te, ma anche con il cuore di chi si è mobilitato per permetterti di ritrovarlo. Ti senti di dire qualcosa su questo?
«Nonostante tutto sono riconoscente alla vita perché l’amore genera amore. Sempre».
Gennaro M. dopo quegli anni impegnato negli ospedali della provincia salernitana, attualmente lavora al Cardarelli.
Stefania Battipaglia, oggi quasi 34enne, all’età di 28 anni rimase coinvolta in un incidente terribile in seguito al quale il fidanzato Raffaele perse la vita. Ogni anno, dal 2020 Stefania organizza una donazione di sangue in ricordo di Raffaele e delle vittime innocenti della strada nel giorno del compleanno del ragazzo.
                                                             di Nadia Labriola

Un gelato per la pace: con MSF per Gaza

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Sabato 19 luglio, in contemporanea in molte gelaterie in tutta Italia, troverete un gelato solidale destinato a raccogliere fondi per la popolazione palestinese colpita dalla guerra
Un gelato per la Pace: le gelaterie italiane unite a sostegno dei civili colpiti nella Striscia di Gaza .

Sabato 19 luglio, in contemporanea in moltissime gelaterie del territorio nazionale, sarà possibile gustare un gelato solidale il cui ricavato sarà devoluto a favore della popolazione civile palestinese, provata da mesi di bombardamenti, fame, carestia, emergenze sanitarie e umanitarie.
Qui, la mappa delle gelaterie
https://shorturl.at/8O59j

“È un piccolo gesto” – dichiarano gli organizzatori – “ma profondamente umano. Non vogliamo entrare nel merito delle questioni geopolitiche né giudicare. Le guerre sono una sconfitta per tutti: dietro ogni numero ci sono bambini, madri, padri, vite spezzate. Questa è una mobilitazione civile, per chi oggi ha perso tutto e ha urgente bisogno di cure, cibo e dignità.”

Il ricavato sarà devoluto a Medici Senza Frontiere, organizzazione indipendente impegnata ogni giorno nel fornire assistenza medica nei contesti più critici del conflitto.
“La popolazione a Gaza sta lottando per la sopravvivenza contro violenza, fame, sete e mancanza di cure. Quei pochissimi aiuti che entrano non sono neanche lontanamente sufficienti a coprire i bisogni di quasi 2 milioni di persone.” – dichiara la Onlus – “I bombardamenti continuano di giorno e di notte su tutta la Striscia, persino durante la distribuzione di cibo. Nell’ospedale Nasser i pazienti feriti sono così tanti che il personale medico ha iniziato a donare il proprio sangue in mancanza di scorte.
Nella clinica a Gaza City assistiamo circa 400 pazienti al giorno, tra cui sempre più bambini, donne incinte e in allattamento gravemente malnutriti. I nostri team si trovano a dover fare una scelta per ammettere solo i pazienti più urgenti perché le scorte non bastano per tutti. Non c’è più tempo!”

Dopo il successo di “Un gelato per l’Ucraina”, con cui nel 2022 sono stati donati circa 25mila euro ad EMERGENCY, la categoria si mobilita di nuovo, con l’obiettivo di creare una rete ampia, diffusa, coesa. Un gesto collettivo per raccogliere fondi e amplificare un messaggio di umanità e responsabilità condivisa.
Il gusto scelto per rappresentare l’iniziativa, che verrà declinato in gelato e/o in granita, sarà l’anguria, frutto che negli anni è diventato un simbolo silenzioso di resistenza e speranza per il popolo palestinese.
I suoi colori – rosso, verde, bianco e nero – richiamano quelli della bandiera palestinese, la cui esposizione è stata vietata in molte circostanze.
Per questo, l’anguria è comparsa in manifesti, murales e contenuti digitali, trasformandosi in un simbolo potente, pacifico e immediatamente riconoscibile.

Per coordinare l’iniziativa è stato attivato il portale ufficiale: www.ungelatoperlapace.it
Dove i clienti possono consultare la mappa aggiornata delle gelaterie aderenti e trovare tutte le informazioni utili per contribuire.

Luglio – Agosto 2025

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Successo per “La Natura in Festa”, grandi apprezzamenti per la terza edizione

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Affluenza di pubblico, apprezzamento dei presenti, coinvolgimento e intrattenimento di qualità. Sono numerosi i fattori che hanno contribuito al successo della terza edizione de “La Natura in Festa”, l’ormai tradizionale manifestazione che apre l’estate a Pollena Trocchia tra canti e balli sotto le stelle, degustazione di prodotti delle aziende del territorio, passeggiata immersi nella natura ed esibizioni di poesia performativa. Anche quest’anno l’evento organizzato dal Comune vesuviano con risorse proprie e con il contributo della Città Metropolitana di Napoli ha saputo soddisfare appieno tutti i visitatori che hanno raggiunto, domenica scorsa, i Conetti Vulcanici del Carcavone, cornice di straordinaria bellezza per un evento altrettanto bello, una festa del territorio e per il territorio, tra musica e sapori. «Dall’accoglienza in pineta, con i versi dei poeti ospiti della rassegna “Poesia è…Rinascenza” di Melania Mollo e Giuseppe Vetromile, al concerto serale, con la splendida voce dei Soul-Food Vocalist che ha scatenato la vitalità e la gioia delle centinaia di visitatori, passando per la visita guidata ai Conetti e la degustazione dei prodotti tipici delle aziende del territorio, tutto è stato perfetto, riuscendo a regalare a chi ha partecipato all’evento la magia di un contesto naturalistico invidiabile impreziosita dalle emozioni di note, versi e sapori» ha detto Francesco Pinto, vicesindaco delegato ad attività produttive, eventi e promozione del territorio.

«Anche la terza edizione de “La Natura in Festa” ha saputo soddisfare i gusti di tutte le età, offrendo intrattenimento di livello e consentendo alle aziende del territorio di farsi conoscere e apprezzare ancor di più. Vogliamo pertanto ringraziare non solo le attività che hanno sposato il progetto: Tenuta Manna, La Fattoria di Doda, Basile Vini, Monte Somma Vesuvio e Oleificio Punzo, ma anche i volontari di Protezione Civile e Croce Rossa, il professor Paolo Beneduce per aver guidato l’escursione ai Conetti Vulcanici, la rassegna “Poesia è…Rinascenza” con i suoi poeti e tutti gli altri volontari che a vario titolo hanno contribuito al buon esito della manifestazione» ha detto Carlo Esposito, sindaco di Pollena Trocchia.

La Giornata Nazionale SLA diventa istituzionale: AISLA annuncia l’edizione che entra nella storia

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Lavoratori Leonardo: l’appello dei vescovi di Nola e Acerra

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La voce del vescovo di Nola, monsignor Francesco Marino, e del vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, si unisce a quella dei dipendenti della Leonardo S.p.A., impegnati nei siti di Pomigliano d’Arco e Nola, per chiedere ai vertici aziendali certezze sul futuro dei due stabilimenti.

«Non possiamo non accogliere e fare nostri i timori di centinaia di lavoratori dei nostri territori: il loro futuro è il futuro delle loro famiglie. Facciamo nostri i dubbi dei numerosi dipendenti sulle scelte dell’azienda che suggeriscono scenari di progressiva riduzione della produzione per il mercato civile fino a giungere al suo stop. Anche tenendo conto delle prospettive nazionali che tristemente sembrano prevedere la sottrazione di risorse al sociale e l’aumento di quelle destinate alle armi, avvertiamo come nostri i timori dei lavoratori; li abbiamo incontrati e abbiamo potuto leggere nei loro occhi il disorientamento e anche l’afflizione: scegliere di scioperare invece di potersi dedicare, con la consueta passione, alle loro mansioni, aggiunge sofferenza a sofferenza», dichiarano monsignor Di Donna e monsignor Marino.

I presuli campani chiedono ai vertici di Leonardo S.p.A. di ascoltare le perplessità espresse dai lavoratori attraverso le diverse organizzazioni sindacali e fornire garanzie certe sui posti di lavoro: «In questo tempo storico, carico di bellicose tensioni internazionali, come Pastori di questa magnifica terra invitiamo tutti a camminare, insieme, sulla via saggia della riconciliazione e del dialogo, verso il comune orizzonte delle scelte di pace sociale e di buona politica industriale. Al Governo, alla Regione e alla Città Metropolitana chiediamo – aggiungono monsignor Marino e monsignor Di Donna – di unire la loro voce alla nostra: una buona politica, ha ricordato papa Leone in occasione del Giubileo dei Governanti, lavora per la pace sia a livello sociale che internazionale».

 

 

DA NAPOLI PARTE IL MODELLO UNICREDIT PER L’INNOVAZIONE E L’ECONOMIA SOSTENIBILE

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In una città al centro dell’attenzione internazionale per l’America’s Cup 2027, UniCredit rilancia il proprio impegno per la water economy con il Tech Day “Acqua, l’oro blu delle nuove economie”, alla Apple Developer Academy di Napoli.

L’evento di oggi, parte del programma UniCredit Start Lab, mette al centro il tema della gestione sostenibile della risorsa idrica come leva di crescita, inclusione e resilienza territoriale. Ed è proprio Napoli, epicentro della blue economy a diventare la cornice simbolica per discutere del futuro tra finanza, startup e ambiente.

Nel corso del Tech Day a 100 Imprese Corporate selezionate da UniCredit sono presentate tra le più promettenti realtà imprenditoriali italiane nel campo idrico e ambientale, alcune con modelli replicabili anche nei grandi eventi internazionali.

Ma chi investe sulla “risorsa blu” in ottica di business crea vantaggio competitivo

Cinque le startup selezionate da UniCredit Start Lab che stanno già lasciando il segno:

  • Ogyre, che con il suo progetto globale di Fishing for Litter collabora con pescatori locali per raccogliere plastica e scarti dal mare e dalle coste. La startup ha una partnership con Luna Rossa Prada Pirelli, con iniziative ambientali, in qualità di sustainability partner, legate proprio all’America’s Cup ospitata da Napoli la cui prossima edizione si svolgerà proprio a Napoli;
  • Evja, unica realtà campana presente nella selezione, che offre tecnologie predittive basate su sensori e AI per ottimizzare l’uso dell’acqua in agricoltura e combattere gli effetti dei cambiamenti climatici (link);
  • Composite Research, attiva nel settore delle multiutilities che sviluppa soluzioni in composito per applicazioni strategiche. Ha esteso anche all’acqua l’innovazione Kit Patch Madflex collaudato per le riparazioni nel settore gas
  • T1 Solutions che ha brevettato FoamFlex, una spugna capace di assorbire e recuperare oli e idrocarburi fino a 30 volte il proprio peso e rendendoli riutilizzabili fino a 200 volte così da ridurre drasticamente costi e rifiuti
  • Waterjade, una soluzione di digital twin per il monitoraggio del ciclo dell’acqua grazie a modelli fisici, machine learning e immagini satellitari. Il software fornisce previsioni sulla ricarica delle fonti e consente di gestire il sistema di approvvigionamento idrico a supporto della continuità aziendale.

Tutti progetti capaci di generare impatto economico e ambientale, connessi con i temi della transizione energetica, della resilienza urbana e della valorizzazione dei territori costieri.

Con oltre 77 progetti ricevuti e 35 partner coinvolti nella call Region Sud, UniCredit conferma il proprio impegno ad essere motore di crescita inclusiva, dando concretezza al potenziale imprenditoriale del Mezzogiorno.

“La blue economy rappresenta oggi una delle direttrici strategiche più promettenti per uno sviluppo sostenibile e competitivo, soprattutto nei territori costieri del Sud Italia. Come UniCredit, crediamo che il sistema bancario debba fare da moltiplicatore: non solo erogare credito, ma generare ecosistemi di innovazione in grado di attrarre capitali, accelerare progetti e favorire nuove filiere. Con Start Lab lavoriamo per far emergere iniziative capaci di coniugare sostenibilità ambientale, accesso al funding e crescita industriale, anche in settori ad alta complessità come quello idrico. Il nostro obiettivo è rendere la transizione ecologica una leva concreta di investimento e impatto, non una semplice dichiarazione di intenti”,dichiara Ferdinando Natali regional manager Sud Unicredit,

La docu-serie dedicata a giovani, donne e disabili che promuovono pace e sviluppo in Ciad

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Dalla parità di genere, alle start-up innovative, passando per l’arte al servizio della pace e della coesione sociale, le video testimonianze di “Jeunesse En Action” puntano i riflettori su giovani ciadiani che ogni giorno lavorano per un presente e futuro di pace e giustizia.

Il clima di insicurezza e l’instabilità politica rendono il Ciad uno dei paesi con più problemi in termini di coesione sociale e benessere socioeconomico. I giovani hanno poche opportunità di esprimersi e devono affrontare molti ostacoli, come l’elevata disoccupazione, l’esodo rurale e un basso accesso all’istruzione. Anche le donne rimangono in gran parte escluse dal dialogo e dai processi decisionali, nonostante il loro ruolo trainante ed attivo nelle dinamiche comunitarie. Eppure, il Paese ha una comunità giovanile dinamica, animata da un mosaico di iniziative e collettivi della società civile.

Il progetto della ONG ACRA «Jeunesse en Action pour l’Avenir du Tchad!», sostenuto dall’Unione Europea, è nato con l’obiettivo di rendere i giovani la forza trainante del cambiamento sociale rafforzando le capacità delle organizzazioni locali giovanili, con un’attenzione particolare alla partecipazione femminile.

Le organizzazioni sono accompagnate nello sviluppo di microprogetti per la risoluzione dei conflitti, la tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle donne, attraverso formazione, spazi di dialogo, opportunità di impiego e formazione professionale.

Con la produzione di Davide Lemmi, Marco Simoncelli, Arianna Pagani di FADA Collective, Jessica Tradati di LaFabula e la colonna sonora della cantante ciadiana Wawy-B, la docu-serie “Jeunesse En Action” raccoglie le testimonianze di 12 giovani delle province di N’Djamena, il Lago e Moyen-Chari, nel sud del Paese.

I video, con la loro importante spinta motivazionale, sono trasmessi da numerose emittenti televisive africane come Tchad24, che li diffonde sia in TV che online. Sono inoltre disponibili sui canali di ACRA che li utilizza per le sue attività di sensibilizzazione e advocacy in Ciad, Sahel e Italia:

Zara, con la sua associazione Femme O’Naturel, lavora per promuovere il diritto all’educazione delle ragazze e combattere i tabù legati all’igiene mestruale in Ciad. Attraverso campagne di sensibilizzazione, attività di formazione e la distribuzione di assorbenti igienici sostenibili e riutilizzabili, Zara lavora per creare un futuro più equo e inclusivo. Il suo impegno mira a garantire che ogni ragazza possa frequentare la scuola con dignità e fiducia, contribuendo a eliminare le barriere che impediscono di frequentare regolarmente la scuola e di vivere senza stigmi legati al periodo mestruale.

Abakar è un giovane allenatore ciadiano che ha affrontato una sfida personale importante, essendo una persona con disabilità sin da bambino. Nel 2008, ha fondato un’accademia di calcio a N’Djamena, dedicandosi quotidianamente all’allenamento e alla crescita di giovani talenti che sognano di diventare calciatori professionisti. Con passione e determinazione, Abakar trasmette alle nuove generazioni i valori fondamentali dello sport, dell’educazione e della perseveranza.

Per la rapper Wawy-B, la musica è un mezzo d’espressione per sentirsi libera. Attraverso i suoi brani, che mescolano testi rap e ritmi africani, trasmette messaggi contro la violenza di genere e richiama le nuove generazioni come parte attiva del cambiamento. Sogna un Ciad unito, in cui i giovani abbiano un facile accesso alle tecnologie e alle forme d’arte, capaci di dare voce alle loro idee, sogni e speranze.

Negli ultimi tre anni, grazie al progetto «Jeunesse en Action pour l’Avenir du Tchad!», ACRA ha mappato oltre 300 associazioni promosse da giovani e donne e contribuito alla crescita concreta di 42 realtà sviluppando con loro capacità tecniche, opportunità di partnership e strumenti di analisi.

Ha inoltre coinvolto oltre 6.000 persone attraverso canali istituzionali, mediatici, accademici e artistici, con un’attenzione particolare alle donne che hanno rafforzato il loro ruolo nella comunità e nella risoluzione pacifica dei conflitti

CULTURA,NUMERI DA RECORD PER IL CAMPANIA TEATRO FESTIVAL

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Numeri da record per la diciottesima edizione del Campania Teatro Festival, la nona diretta da Ruggero Cappuccio. La rassegna internazionale e multidisciplinare, realizzata dalla Fondazione Campania dei Festival con il sostegno concreto della Regione Campania, ha fatto registrare quest’anno oltre 40mila presenze in 31 giorni di programmazione. Il doppio rispetto alle edizioni precedenti che avevano avuto la stessa durata e lo stesso numero di spettacoli.

Un successo davvero straordinario, testimoniato anche dai 387 giornalisti accreditati e dai 177 servizi radiotelevisivi sui diversi eventi del Festival. Molti dei quali concentrati nel Palazzo Reale di Napoli, tornato ad essere il cuore della manifestazione, ma anche in 8 teatri della città, in alcuni dei luoghi più suggestivi dell’intera regione, come ad esempio l’Anfiteatro Grande di Pompei, Villa Campolieto di Ercolano, il Fiordo di Furore (Sa) e il Palazzo Coppola di Valle/Sessa Cilento (Sa), e in quelli dove il focus sul teatro sociale ha portato coraggiosamente bellezza e cultura. A fare da filo conduttore una particolare attenzione, premiata dal pubblico, per le nuove drammaturgie e per il teatro che verrà. Quello dei tanti spettacoli che hanno debuttato in prima assoluta al Festival, e che ritroveremo in larga parte nella programmazione invernale di molti teatri italiani, ma anche quello proposto nella sezione Osservatorio dedicata alle giovani Compagnie teatrali, fucina di talenti e originali operazioni di scrittura e regia. Il Festival, però, come ogni anno ha ospitato anche grandi nomi della scena internazionale e spettacoli che hanno fatto tappa per l’Italia solo in Campania. A cominciare dal “Faustus in Africa!” di William Kentridge al Mercadante di Napoli fino alla “Julia” della regista brasiliana Christiane Jatahy al Politeama.

Particolarmente emozionanti sono stati poi “Lapis Lazuli” del coreografo greco Euripides Laskaridis, il focus sulle drammaturgie del Mediterraneo e “Works and Days” della formazione fiamminga Fc Bergman, moderna ed ecologica riflessione da Esiodo sul fragile legame tra gli esseri umani e il pianeta, accolta con entusiasmo dal pubblico del teatro Verdi di Salerno. Grande interesse hanno suscitato inoltre le quattro mostre gratuite dedicate a Roberto Herlitzka, Enzo Cannavale, Eduardo Scarpetta e Luisa Conte, premiate dall’afflusso costante di visitatori numerosi e partecipi. Un tema, quello drammaticamente attuale della pace, ha permeato l’intera rassegna, veicolando le giuste pulsazioni e l’ossigeno vitale che l’arte fornisce a ogni democrazia. Non a caso, lo slogan di questa diciottesima edizione è stato “Battiti per la pace”, una esortazione a non restare silenti di fronte all’ingiustizia e all’orrore delle guerre, ma anche la consapevolezza che il teatro è respiro, ritmo, incontro di idee, condivisione, vita.

Confermata in questa edizione, la politica dei prezzi popolari, che caratterizza fin dal primo anno la direzione artistica di Ruggero Cappuccio. Una scelta, quella di tenere invariato il prezzo del biglietto da 5 a 8 euro, con ulteriori agevolazioni e ingresso gratuito per i diversamente abili con accompagnatore e i pensionati titolari di assegno sociale, che ha favorito il nuovo record di presenze ed è stata possibile ancora una volta soltanto grazie al finanziamento della Regione Campania. L’appuntamento ora è con il Campania Teatro Festival 2026, il decimo diretto da Ruggero Cappuccio, organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival presieduta da Alessandro Barbano. Dove lo schema vincente resterà lo stesso, ma non mancheranno interessanti novità.

 

Una “Quiet Place” per ragazzi e bambini neurodivergenti: il Festival di Giffoni promuove l’accoglienza

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Un’area di decompressione sensoriale per ritrovare calma e tranquillità anche nei momenti più intensi di un Festival aperto proprio a tutti. Quiet Place, si chiama, e si legge inclusione: per la prima volta all’interno del Festival di Giffoni sarà attivata un’area relax pensata per bambini e ragazzi neurodivergenti – e in realtà non solo per loro – uno spazio protetto e riservato che ha l’obiettivo di prevenire e alleviare eventuali situazioni di sovraccarico sensoriale offrendo un supporto concreto, personalizzato e orientato a lasciar vivere un’esperienza unica anche a chi ha qualche difficoltà. È questo il senso di un meraviglioso progetto che non è solo un’idea di inclusione e di accoglienza ma che è molto di più: un modo per ridurre le distanze e valorizzare le differenze, anche attraverso la scelta di arredi idonei come cuffie antirumore, tappeti e pouf morbidi per alleviare l’iperstimolazione e consentire il recupero di energie.
In occasione di #Giffoni55 in programma dal oggi e fino al 26 luglio, ecco l’importante novità nata dalla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra l’Ente Autonomo Giffoni Experience ed il Gruppo Asperger Campania, con l’obiettivo condiviso di rendere l’esperienza del Festival sempre più accessibile e rispettosa delle differenze individuali. «Siamo veramente grati della possibilità in quanto è quello che serve all’accoglienza delle differenze di tutta la popolazione – dice Angela Silletti Restucci, presidente del Gruppo Asperger Campania – ed è l’occasione per noi per ribadire a gran voce l’importanza di proporre in tutti i contesti istituzionali la possibilità di creare un team di professionisti altamente competenti in materia. C’è un grandissimo bisogno di un supporto efficace per migliorare la qualità di vita delle persone autistiche e delle proprie famiglie».
L’ambiente della sala è stato pensato con immensa attenzione: arredi avvolgenti, materiali naturali, luci e suoni calibrati sulle esigenze di chi ha un profilo sensoriale iper reattivo. Tutto è stato scelto per garantire comfort, autoregolazione e sollievo.
L’accesso al Quiet Place sarà riservato ai giurati che parteciperanno all’edizione 2025 di Giffoni che ne faranno richiesta. L’iscrizione preventiva consentirà di organizzare al meglio l’area e garantire un servizio adeguato alle necessità di ciascuno, naturalmente con la flessibilità che un progetto del genere richiede, in visione anche del tema di quest’anno: “diventare umani”.
«Il nostro gruppo – incalza Tiziana Valeriani, vicepresidente del Gruppo Asperger Campania e referente per la sezione di Salerno – cerca tra le altre cose di dare voce alle difficoltà che incontrano le persone autistiche, soprattutto i giovani adulti, nel ricevere una diagnosi appropriata. È per questo che siamo particolarmente orgogliosi del protocollo d’intesa siglato con il Giffoni Film Festival. Il Quiet Place vuole essere una zona di decompressione, dove fermarsi, respirare, e recuperare le energie. Un luogo dove sentirsi al sicuro, lontano dal sovraccarico sensoriale e dalla fatica dell’iperstimolazione. Abbiamo scelto di chiamarlo così – Quiet Place – proprio perché rappresenta un rifugio, uno spazio di ascolto e ricarica, per poter poi tornare a vivere pienamente la bellezza e l’emozione del Giffoni Film Festival. La realizzazione di questa stanza – prosegue Valeriani – è solo un primo passo ma porta con sé un significato importante: è il simbolo di un Festival che si apre con sensibilità alla neurodivergenza e che sceglie di abbracciare le differenze anche nei modi di percepire e stare al mondo».
Claudio Gubitosi, fondatore e direttore di Giffoni spiega proprio come il “diventare umani” significhi «saper riconoscere e accogliere la diversità in tutte le sue forme. Talvolta, per diventarlo davvero, occorre anche superare i propri limiti: nei pensieri, nelle azioni, nelle scelte. La creazione del Quiet Place rappresenta per noi una conquista culturale ed emotiva. È il risultato di un ascolto attento e della volontà concreta di costruire un luogo dove ogni giurato possa sentirsi al sicuro, valorizzato e libero di esprimersi. Giffoni è, e sarà sempre di più, la casa di tutti i ragazzi, nessuno escluso».
di Nadia Labriola

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