L’emergenza climatica sta diventando sempre più grave. Gli ultimi eventi estremi che hanno colpito in queste ore la Cina e nei giorni precedenti Germania e Austria, ma anche gli incendi divampati in diversi zone degli Stati Uniti, ci ricordano che non c’è più tempo da perdere. Situazione preoccupante anche per l’Italia, dove a parlar chiaro sono i nuovi dati aggiornati dell’Osservatorio nazionale CittàClima di Legambiente. Nella Penisola da inizio 2021 fino a metà luglio (19 luglio), sono stati registrati 208 fenomeni meteorologici intensi. 116 sono stati i casi di allagamenti da piogge intense; 56 casi, invece, di danni da trombe d’aria, 3 esondazioni fluviali, 4 casi di danni da siccità prolungata, un caso di frane causate da piogge intense ed uno di danni al patrimonio storico da piogge intense. Fenomeni meteorologici sempre più frequenti e in costante crescita se si pensa che negli ultimi 12 anni, dal 2010 al 19 luglio 2021, sono stati 1.041 gli eventi estremi che hanno provocato danni nel territorio italiano con 559 Comuni dove si sono registrati eventi con impatti rilevanti, quasi il 7,1% del totale. Notevole anche il tributo che continuiamo a pagare in termini vite umane e di feriti, 256 le persone vittime del maltempo dal 2010 ad oggi. A questo si aggiunge l’evacuazione di oltre 50mila persone a causa di eventi quali frane e alluvioni.

Dati nel complesso preoccupanti che Legambiente lancia oggi nel giorno in cui prenda il via a Napoli, sotto la presidenza italiana, il G20 dedicato ad ambiente, energia e clima. E proprio dalla città partenopea l’associazione ambientalista lancia all’Esecutivo Draghi un messaggio forte e chiaro: è ora di dire basta al tempo delle contraddizioni e di passare dalle parole ai fatti. Per accelerare la transizione ecologica ed energetica, fronteggiare la crisi climatica e tutelare ambiente e biodiversità servono scelte chiari e radicali a partire dallo stop ai sussidi alle fonti fossili da realizzare in pochi anni iniziando dalla prossima legge di bilancio. Su questo stop l’Italia aveva già detto che avrebbe preso impegni seri proprio in occasione del G20 di Napoli. Occorre anche definire al più presto un piano nazionale per l’economia circolare per far decollare nella Penisola la rivoluzione del pacchetto europeo sull’economia circolare varato nel 2018 e recepito lo scorso anno, approvare un PNIEC più ambizioso e in linea con i nuovi obiettivi europei e un piano nazionale di adattamento al clima di cui l’Italia continua ad essere l’unico grande Paese europeo sprovvisto, rincorrendo così le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione. Inoltre occorre puntare sulla bioeconomia ed incrementare la percentuale di aree naturali protette, marine e terrestri, e porsi l’obiettivo di tutelare efficacemente il 30% del territorio nazionale entro il 2030.

Sono questi per l’associazione ambientalista i pilastri su cui l’Italia dovrà lavorare a stretto giro senza ulteriori ritardi, mantenendo allo stesso tempo alta l’attenzione sulla finanza internazionale per il clima, tema al centro della prossima Cop26 di Glasgow, su cui si svolgerà una partita importante e su cui viene chiesto un impegno congiunto e aiuti economici soprattutto per i Paesi in via di sviluppo per aiutarli nella transizione verde.

“I prossimi dieci anni – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – saranno decisivi per le sorti dell’intero pianeta e cruciali per fermare la perdita di bioversità: non esiste scusa legata al Covid che tenga perché l’emergenza climatica sta diventando sempre più grave e perché ogni euro non più regalato a chi inquina può liberare investimenti in innovazione ambientale anche per far uscire il Paese dalla crisi economica e sociale che sta attraversando da inizio pandemia.  Per questo torniamo a ribadire l’urgenza di arrivare in prima battuta all’azzeramento dei sussidi statali ai combustili fossili. Parliamo di 35,7 miliardi di euro sottratti a investimenti in innovazione ambientale e utili a uscire dalla crisi economica e sociale che il Paese sta attraverso da inizio pandemia. Non dimentichiamo, inoltre, che l’Italia è scesa al 27°posto nel Climate Change Performance Index 2021, secondo il rapporto Germanwatch, per il rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili (31°) e a una politica climatica nazionale inadeguata agli obiettivi di Parigi, peraltro non raggiunti da nessun paese: infatti, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) consente un taglio delle emissioni entro il 2030 del solo 37%, con una riduzione media annua di appena l’1,7% a partire dal 2020, obiettivo fortemente inadeguato. Per contribuire a realizzare l’obiettivo di 1.5°C, secondo l’Emissions Gap Report dell’UNEP, le emissioni vanno ridotte in media del 7.6% l’anno da qui al 2030. E questo significa per l’Italia una riduzione di almeno il 65% entro il 2030.  Il nostro auspicio – conclude Ciafani – è che il vertice di Napoli sia per l’Italia l’occasione per dar avvio ad una nuova stagione fatta di politiche coraggiose e incisive che permettano di dare un importante contributo e un’accelerata alla transizione ecologica ed energetica, alla lotta contro la crisi climatica, alla tutela della biodiversità”.

L’associazione ambientalista, che già la scorsa settimana aveva organizzato un flash mob a Castel dell’Ovo con il mega striscione “G20: vedi Napoli e poi muoviti!, torna oggi pomeriggio di nuovo in piazza per partecipare ad un corteo che partirà alle ore 16.00 da Piazza Dante insieme a Libera.