Una visione del fenomeno della violenza di genere che parta – superando gli stereotipi – dal ripensare la figura maschile in relazione all’affettività, alla responsabilità e al dialogo tra uomo e donna. Un insegnamento fondamentale per il percorso di rieducazione e reinserimento dei giovani detenuti, una volta fuori dal carcere. Prende le mosse da questi presupposti la prima edizione di «Portami là fuori», Festival di arte, cinema, musica e teatro finanziato da Fondazione Alta Mane Italia e Poste Italiane, che si svolgerà il 10 e l’11 luglio nel teatro dell’Istituto penale per minorenni di Airola e nel chiostro comunale della città. A promuoverlo l’associazione Crisi come Opportunità, in collaborazione con il Comune di Airola, l’istituto scolastico A. Lombardi, le associazioni Textures, Dominio Pubblico, Puntozero, Mediterraneo Comune, In wall we trust, Airolandia e la Pro Loco di Airola, oltre ai contributi di Carolina Levi, Maurizio Braucci e Luca Caiazzo, in arte Lucariello. L’intento del Festival è «criticare l’immagine patriarcale e machista che è alla base dei comportamenti che hanno condotto molti ragazzi a scontare una pena detentiva», come si legge in una nota. Il tema ruota infatti intorno alla ridiscussione della figura maschile e della sua relazione con il femminile,  con una due giorni di teatro, laboratori, proiezioni e musica che, più che denunciare le violenze di genere, sapranno ridiscutere la relazione maschile/femminile in maniera equilibrata e creativa, nel rispetto delle differenze. Ospiti speciali Margherita Vicario, Kento, Maurizio Braucci, Claudio Giovannesi e Erasmo Petringa, artisti da sempre sensibili a queste tematiche.

IL PROGETTO – Il progetto è un percorso formativo avviato dall’associazione Crisi come Opportunità, che opera come presidio culturale permanente dal 2013 presso l’istituto realizzando con i detenuti laboratori di musica rap curati da Lucariello, da cui viene il nome del festival, di teatro e di sceneggiatura con il coordinamento di Maurizio Braucci, grazie al quale sono stati prodotti due cortometraggi. «Dopo anni di progetti nell’istituto ci siamo resi conto dell’importanza per i ragazzi detenuti di relazionarsi e confrontarsi con una comunità esterna capace di accoglierli – spiega Giulia Agostini, presidente dell’associazione – La cultura è uno strumento potentissimo, anche per mettere insieme due comunità così distanti, quella del mondo dentro e fuori dall’istituto penale. Speriamo che questo possa essere solo l’inizio di un lungo percorso che parta da Airola e raggiunga tutte le piccole comunità che ospitano istituti di detenzione». L’obiettivo è dare evidenza al lavoro svolto all’interno del carcere utilizzando il linguaggio artistico come fil rouge grazie al quale creare una connessione diretta con la realtà esterna all’Istituto. «La Costituzione italiana sancisce all’articolo 27 comma 3 che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” – afferma Marianna Adanti, direttrice dell’Ipm di Airola – per la direzione tutta questo è il cardine da cui partiamo come prerogativa fondamentale per far vivere l’esecuzione della pena come un momento di opportunità. Per questo motivo abbiamo fortemente voluto e agevolato la realizzazione di questo evento, come già fatto in passato. Aprire all’integrazione tra la società civile e i giovani ristretti, per creare opportunità di integrazione con il mondo esterno, abbattere la recidiva e valorizzare le migliori caratteristiche e talenti dei ragazzi detenuti. Questo è reso possibile dal lavoro prezioso di tutta la struttura di direzione, il comandante di reparto, l’area tecnica e quella educativa, la segreteria dell’Ipm e tutto il personale di polizia penitenziaria».

di Giuliana Covella