Un sovraffollamento continuo delle celle a cui far fronte per la tutela degli stessi ospiti. La consapevolezza che il reinserimento nella società dopo la pena detentiva in carcere o l’accesso a misure alternative siano spesso complicate quando non completamente fallimentari. L’invito al Parlamento, visto l’attuale andamento, di occuparsi realmente della questione carceraria dal punto di visto politico e normativo. Questi i principali temi trattati nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino nel corso dell’iniziativa Carceri e Diritti – incontro di restituzione delle attività svolte dall’Ufficio del Garante dei Detenuti del Comune di Napoli soprattutto nel periodo di pandemia del 2020. Tanti gli intervenuti al dibattito, moderato dalla giornalista Gaia Bozza corrispondente dalla Campania per Sky Tg24: il sindaco Luigi de Magistris; l’assessore alle politiche del lavoro, innovazione e autonomia della città Giovanni Pagano; i garanti comunale e regionale dei detenuti Pietro Ioia e Samuele Ciambriello; l’ex parlamentare radicale e attuale presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini.

L’appello dei garanti comunale e regionale– Pietro Ioia, garante comunale per i detenuti nominato dal sindaco Luigi de Magistris e che ha presentato nei mesi scorsi un report sul mondo delle carceri in relazione anche all’emergenza Covid, invita l’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia «a visitare il carcere di Poggioreale, auspichiamo che con il nuovo ministro cambino molte cose soprattutto per le carceri». Proprio alla titolare di via Arenula si erano rivolti i vescovi campani con la richiesta di aumentare l’attenzione alle carceri nelle quali le visite ai familiari e le varie attività sono drasticamente diminuite a causa della pandemia. Il Giuseppe Salvia di Poggioreale è considerato l’esempio del fallimento dell’organizzazione carceraria soprattutto in tema di sovraffollamento che è arrivato ad ospitare anche ben oltre i 2000 detenuti su una capienza prevista di 1500 e singole celle con anche 12 – 13 persone. Si legge nel report del 2020 dell’Ufficio del garante dei detenuti: “I dati pubblicati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria mostrano di un tasso di affollamento della Regione Campania’’ che “negli anni si è mantenuto costante oscillando tra il 119 e il 120%’’. Al Pasquale Mandato di Secondigliano invece, più contenuto ma comunque accertato, il sovraffollamento con 1250 circa su una capienza di poco superiore ai 1000. «La pandemia – aggiunge Ioia – ha fatto emergere problemi già esistenti» come quello appunto «del sovraffollamento esistente da decenni e a cui va posto rimedio». Sull’accesso a misure alternative evidenzia il garante comunale, «purtroppo, i Tribunali di sorveglianza non rispondono come dovrebbero e infatti il 70 per cento delle carceri è abitato da detenuti poveri, che non si possono permettere un avvocato e che scontano tutta la pena in carcere. Si possono anche costruire nuove carceri (l’ipotesi a Napoli e a Bagnoli ndr.) ma se non saranno rieducativi saranno inutili. I politici si devono assumere la responsabilità delle condizioni nelle carceri perchè oggi chi vi entra esce più criminale di prima». Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti, facendo un appello al mondo politico, ricorda: «Tra il Pasquale Mandato di Secondigliano e il Giuseppe Salvia di Poggioreale ci sono 3291 detenuti. In Italia sono 6570, di questi 2349 in attesa di giudizio. La politica è cinica e pavida sul tema delle carceri, se ne frega. Ci sono anche tanti casi di persone che sono entrate da innocenti e sono uscite da innocenti, poi risarcite per questo».

Rita Bernardini e il sindaco Luigi de Magistris – L’ex parlamentare radicale e attuale presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini pigia un tasto già schiacciato da anni dal movimento politico di Marco Pannella. Sul trattamento in carcere, «l’Italia è stata sanzionata dall’Europa per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione del 1950 (“nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti’’ ndr.) e dell’articolo 6» sulla durata del processo (altra falla del sistema giudiziario italiano). In diverse occasioni, dice ancora Bernardini, «abbiamo assistito all’entrata in carcere di persone dopo molti anni dal reato, quando si erano rifatti una vita trovandosi un lavoro, è il momento di ragionare su amnistia e indulto». «La città di Napoli ribadisce che la democrazia è tale se i diritti si realizzano anche nei luoghi in cui sono più fragili. Il carcere non deve essere solo il luogo in cui si deve espiare una sanzione ma anche il luogo in cui ci deve essere la funzione rieducativa della pena sancita dalla Costituzione» a dirlo, nel suo intervento, il primo cittadino Luigi de Magistris aggiungendo: «C’è una quantità enorme di persone in carcere senza che ci sia stata la sentenza di condanna e allo stesso tempo abbiamo un numero significativo di persone condannate in via definitiva che sono fuori. L’accesso a misure alternative alla detenzione possono essere utili. Noi come Comune abbiamo avviato una sperimentazione con i penitenziari per utilizzare detenuti per lavori socialmente utili mettendo in campo attività che hanno un valore per la collettività».

Alcuni dati– Nel report di approfondimento delle attività nelle carceri del garante comunale dei detenuti emergono dati interessanti e significativi sulla difficile quotidianità dietro le sbarre. Nel solo 2020, anno disgraziato della pandemia, ci sono stati 3 suicidi, 2 al Giuseppe Salvia di Poggioreale e uno al Pasquale Mandato di Secondigliano. I tentativi di porre anzitempo fine alla propria vita sono stati ben 47, 33 a Poggioreale e 14 a Secondigliano. I detenuti che si sono rivolti all’Ufficio del Garante comunale, viene ricordato nel report confermando quanto detto durante l’evento della Sala dei Baroni, hanno richiesto interventi soprattutto su problematiche relative alla salute; supporto di procedimenti penali a proprio carico; lavorare durante e dopo la detenzione; richiesta di accedere a misure alternative al carcere, permessi premio e di poter sbloccare i colloqui in presenza con i familiari limitati dall’emergenza Coronavirus, oggetto anche di molte delle circa 1000 telefonate dei parenti dei detenuti. 

di Antonio Sabbatino