«Per educare un bambino serve un intero villaggio» recita un proverbio africano. E la comunità, oggi più che mai in tempi di pandemia, appare davvero uno dei principali avamposti contro la povertà educativa che attanaglia la fascia più giovane della popolazione soprattutto in alcuni territori. Bambini e adolescenti lasciati soli, che sia davanti allo schermo di un tablet o nella loro cameretta, e dimenticati da istituzioni assenti e incoerenti nell’indirizzare le politiche sociali dello Stato. Laddove quelle istituzioni non arrivano, suppliscono le associazioni. Laddove la voce dei ragazzi diventa così flebile da restare inascoltata, arrivano iniziative come la ‘cultura del sospeso’ che a quella voce dà ascolto, trasformandola in una rete intorno alle esigenze dei minori.

La povertà educativa – Di povertà educativa e cultura del sospeso si è parlato nell’intervista di Marianna De Stefano, avvocato e book blogger, a Barbara Pierro dell’associazione ‘Chi rom e… chi no’ che da anni opera a Scampia dando vita a iniziative di arricchimento sociale e culturale per la comunità del quartiere. Il punto di partenza è stato il depauperamento delle esperienze educative dei minori, determinato – prima del Covid –  dalle condizioni familiari e del territorio di appartenenza, e dopo il Covid amplificato dalle restrizioni agli spostamenti, dalla chiusura delle scuole, dal complicarsi delle condizioni economiche della famiglie, dalla scomparsa di luoghi di aggregazione. «I più recenti dati Istat – ha ricordato Barbara Pierro – sono preoccupanti perché parlano di 1,2 milioni di minori in assoluta povertà, senza alcun tipo di assistenza. Un dato che non si leggeva dal 2014 e che proietta il Paese indietro nel tempo. Purtroppo è un fenomeno in continua crescita». Una spada di Damocle sul futuro di intere generazioni svantaggiate, non solo al Sud, che sfocia in un altro dato preoccupante: il 61% dei giovani entro i 16 anni non ha e non forma proprie competenze, anche minime come comprendere un testo, dando così una base precaria anche al proprio futuro di adulti. «Un problema serio che andrebbe preso in considerazione dalla politica, dai Governi – afferma Pierro – perché la povertà educativa dei minori si trasforma in povertà educativa generazionale. Eppure non si fa nulla, basti pensare alle decisioni sull’emergenza Coronavirus». Incide in negativo, infatti, sulla crescita dei piccoli e degli adolescenti, anche la retorica dello stare a casa che accompagna la pandemia e che si trasforma in chiusura dei luoghi di aggregazione: «La casa non è sempre un luogo sicuro per i bambini – spiega – e l’educazione necessita anche della mediazione del mondo circostante. Le chiusure, dunque, avranno effetto che oggi non sappiamo leggere. Non solo la chiusura delle scuole, perché è impossibile accettare che non ci siano parchi urbani e spazi verdi aperti, un dramma soprattutto in città come Napoli, già non a misura di bambino e di famiglia, in cui non si può fruire di questi luoghi».

La cultura del sospeso – Come provano asupplire, dunque, le associazioni, al depauperamento educativo dei minori? Un esempio arriva dal progetto Ip Ip Urrà Infanzia Prima selezionato dalla Fondazione Con i Bambini e che coinvolge ‘Chi rom…e chi no’ (soggetto responsabile) insieme ad altre realtà in tutta Italia. Lo spunto del progetto parte da una abitudine tutta partenopea, quella del caffè sospeso: pagare due tazzine, una per sé e l’altra per chi verrà dopo. Una testimonianza solidale spontanea, senza retorica ma nella sua semplicità concreta. Questo il punto di partenza del manifesto sulla cultura del sospeso iniziato a Natale 2020 e che durerà tre anni. «Progetti efficaci e di qualità – spiega Barbara Pierro – che mettono al centro la pratica del mutualismo e coinvolge non solo le famiglie ma tutta la comunità, dal singolo alle attività commerciali in un meccanismo di reciprocità basato sul concetto di dono non come gesto pietistico ma di redistribuzione. Così come si è diffusa la tradizione napoletana del “caffe sospeso” vogliamo diffondere la pratica del dono per promuovere le pari opportunità per tutte le bambini e tutti i bambini, facilitando l’accesso delle famiglie alla cultura, ai servizi e alle occasioni di crescita e conoscenza».

Il libro sospeso – Il dono, in questa fase, è il libro (o l’albo illustrato) sospeso, perché uno degli strumenti di conoscenza e cambiamento più potenti da mettere a disposizione di un bambino. «Il libro – afferma Pierro – è una porta di accesso verso un orizzonte diverso da quello ristretto che possono avere oggi». L’idea si concretizza attraverso l’adesione di librerie, cartolibrerie e altre attività (il cui elenco è sulla pagina Facebook @IpIpUrrà Infanzia Prima in cui si possono lasciare o prendere i testi sospesi. Il progetto Ip Ip Urràè stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile nato da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione Con il Sud.

di Bianca Bianco