Come comunicare l’immigrazione? Lo spiegano i cosiddetti “young ambassador”, 13 ragazzi tra i 17 e i 25 anni che hanno partecipato al progetto Ciak MigrAction realizzato a Napoli dalla Cooperativa Sociale Dedalus. Il progetto ha visto i giovani partecipanti intraprendere un percorso formativo, durante il quale hanno potuto confrontarsi con esperti di media e comunicazione crossmediale per sviluppare un’idea di narrazione in grado di smontare gli stereotipi che caratterizzano la visione degli immigrati e favorire pratiche di cittadinanza e inserimento. Il loro lavoro è confluito in un video finale in cui una rappresentanza di sei “young ambassador” racconta la propria esperienza di narrazione.

Le più recenti migrazioni internazionali, infatti, hanno messo a dura prova le democrazie europee e un ruolo importante lo hanno senza dubbio rivestito i media. Una corretta informazione aiuta a creare un clima di collaborazione e di condivisione utili ad individuare corrette e giuste politiche di accoglienza.

Ed è su questi presupposti che è stato pensato Ciak MigrAction, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea, e realizzato in Italia (Bologna e Napoli), Grecia, Austria ed Ungheria.

Il progetto, in particolare, vuole contribuire ad una rappresentazione positiva e consapevole del contributo dei migranti alle società europee, intervenendo sui processi che influenzano negativamente l’opinione pubblica nei confronti dei movimenti migratori, migliorando l’educazione ai media e la loro funzione per diffondere una narrazione positiva delle migrazioni, contrastando stereotipi, forme di odio e di intolleranza.

Lo ha fatto valorizzando il protagonismo dei migranti e dei giovani, promuovendo ricerche approfondite, formazioni per i giornalisti, campagne di comunicazione virali sui social media, tavole rotonde e conferenze pubbliche con le istituzioni, il progetto contribuisce alla costruzione di efficaci processi di inclusione.

Un’indagine sulla percezione dei migranti da parte dei cittadini in quattro paesi europei (partner del progetto) realizzata dall’Ipsos, e commissionata nell’ambito del progetto, ha confermato una percezione falsata della presenza reale dei migranti: gli Italiani, ad esempio, sono convinti che un cittadino su tre in Italia sia straniero, a fronte di un dato reale di (meno di) uno su dieci. Ciononostante il 68% degli italiani continua a sostenere il diritto all’accoglienza e l’immigrazione è solo al 4° posto (28%) tra i motivi di preoccupazione degli italiani, dopo disoccupazione (50%), situazione economica (38%) e tasse (34%).

Nel tentativo di dare un contributo ad una conoscenza più equilibrata del fenomeno migratorio, nell’ambito del progetto Ciak MigrAction, sono stati proposti due percorsi formativi. Il primo – on line – rivolto a studenti di giornalismo, giornalisti, pubblicisti, reporter e media attivisti dei quattro paesi coinvolti nel progetto, con l’obiettivo specifico di fornire nozioni teoriche e strumenti critici per promuovere una narrazione equilibrata e libera da stereotipi in riferimento al tema delle migrazioni e dell’intercultura. Altra finalità del corso è stata quella di saper leggere e analizzare l’informazione che riguarda la “diversità”, ed essere in grado di produrre una nuova narrazione positiva rispondendo a pregiudizi e fake news con dati, fatti, notizie, cifre e storie reali relative alla tematica migratoria.

Il secondo percorso rivolto a giovani attivisti tra i 17 e i 25 anni, in parte con background migratorio, ha coinvolto esperti di media e comunicazione crossmediale. Durante il corso sono state condivise tecniche e metodi di narrazione con gli strumenti che oggi più facilmente si hanno a disposizione, gli smartphone, per la costruzione e realizzazione del proprio progetto narrativo.

Le attività sono poi culminate in cinque eventi pubblici – organizzati on line a causa della pandemia – durante i quali i 13 “young ambassador” di Napoli hanno messo in pratica le conoscenze acquisite nel training. Il percorso si è concluso con una tavola rotonda a cui hanno partecipato giornalisti e esperti di immigrazione, insieme all’associazione Cinema e Diritti.