Appello dell’Associazione all’Istituto superiore di Sanità, al Comitato tecnico scientifico e all’Aifa: “Prioritario garantire la sicurezza e la salute di 90mila persone ad alto rischio”

A un mese dall’avvio della campagna vaccinale in Italia, manca ancora un protocollo sanitario chiaro a tutela dei cittadini più fragili. Nessun documento ufficiale prevede infatti che i circa 90mila italiani che hanno subito un trapianto di reni o che sono costretti a sottoporsi regolarmente a dialisi rientrino tra le categorie cui somministrare in via prioritaria il vaccino anti Covid.

Questo, nonostante i dati certifichino un’incidenza del virus molto superiore rispetto alla media nazionale, con una mortalità per le persone che si contagiano che raggiunge e supera il 30% tra i dializzati e supera il 50% per alcuni tipi di trapianto.

Una situazione preoccupante che Aned Onlus – Associazione nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto ha deciso di portare nuovamente all’attenzione dell’Istituto superiore di Sanità, del Comitato tecnico scientifico e dell’Autorità italiana del Farmaco (Aifa), invitando tutti a un’accelerazione sul tema delle vaccinazioni.

“Siamo partiti dai dati – spiega Giuseppe Vanacore, presidente di Aned Onlus – per avere una fotografia quanto più fedele possibile della realtà. Attualmente nei circa 1000 centri dialisi, pubblici e privati, presenti sul territorio italiano sono in cura 47.827 persone, delle quali 5.200 in dialisi domiciliare peritoneale. A queste vanno aggiunte 9mila persone in attesa di trapianto e altri 30mila trapiantati. Tutti soggetti fragili che, se contagiati, hanno una probabilità di non farcela che oscilla tra il 30 e il 50%. Ecco perché è essenziale inserire queste persone tra quelle prioritarie da vaccinare”.

“Non vi è alcuna evidenza scientifica che faccia presumere una qualche controindicazione di ordine sanitario che suggerisca di non sottoporre alla vaccinazione le persone trapiantate – aggiunge Vanacore – anche perché sia il vaccino Pfizer che quello di Moderna non presentano tracce del dna del virus e dunque non sarebbero incompatibili con il sistema immunitario indebolito di una persona trapiantata o dializzata. Occorre una strategia vaccinale che coinvolga i più deboli e occorre immediatamente. Prima dello scoppio della terza ondata”.