Il benessere in una società si basa sul contributo che ogni singolo individuo apporta quotidiamente nel mondo. Non si tratta necessariamente di azioni benevole, può trattarsi semplicemente della propria professione. Quando è svolta con passione, il risultato in società arriva sotto effetto di un moltiplicatore. E’ questo il caso di una giovane venticinquenne napoletana, Giorgia Volpe. Giorgia ha investito gli ultimi sette anni della sua vita nella sua missione: il Sud del mondo. Non si tratta semplicemente di una locazione spaziale, si tratta di un profondo sentimento di giustizia che “impedisce di camminare con indifferenza accanto alla povertà, che spinge costruire giorno dopo giorno un mondo più sostenibile ed equilibrato, che si basi sull’inclusione e sulla condivisione”, citando le sue stesse parole. Giorgia si è laureata in scienze politiche presso l’Orientale di Napoli con il massimo dei voti, ha conseguito brillantemente una Master in Diritti Umani presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e in questi anni ha girato il mondo: Uganda, Cambogia, Repubblica Democratica del Congo. Poi è arrivato il Covid, che ha danneggiato il mondo indistintamente, ma ne hanno risentito di più le economie più fragili, quelle che hanno bisogno del continuo supporto della Cooperazione Internazionale. Con la chiusura dei confini, Giorgia, come tanti altri operatori umanitari resta rinchiusa tra le pareti di casa. Una situazione più che avvilente, dolorosa, per chi si muove nel mondo senza confini culturali. Per di più positiva al Covid, la quarantena di Giorgia sembra infinita, arriva all’estate, quando finalmente arriva la prima chiamata di lavoro:  una missione in Nigeria per conto dell’Organizzazione Internazionale Non Goverantiva COOPI. Si tratta di andare a rivestire il ruolo di Program Development Officer a Maiduguri, la città dove è nata  Boko Haram, organizzazione terroristica jahdista. L’ultimo attacco il 26 dicembre scorso presso un villaggio cristiano. Si tratta di una scelta non semplice, partire con il Covid implica grande instabilità e incertezza, andare in missione nella città rurale di Maiduguri implica coraggio. Scegliere di diventare operatore umanitario non significa necessariamente recarsi presso luoghi ad alto rischio, significa contribuire allo sviluppo e al benessere delle minoranze nel mondo. Ma Giorgia non batte ciglio, fa l’ennesimo tampone e parte: “A vincere in me è stato il Sud del mondo, il richiamo della solidarietà e della fratellanza. Il desiderio di usare come armi nel mondo solo i più grandi valori umani” è quello che scrive sul taccuino che porta sempre con se’. Giorgia è in Nigeria da un paio di mesi ormai. Vive in un compound recintato, vive in pratica l’ennesima quarantena. Gli spostamenti sono fortemente limitati, la sua libertà anche. Non può girare per i villaggi, deve rispettare un coprifuoco molto rigido. Gli scambi con gli altri operatori avvengono di rado. Ma Giorgia lavora duro, con soddisfazione, riveste tanti ruoli di responsabilità. Interagisce con le Istituzioni dall’Unione Europea alla FAO, coordina le attività, elabora proposte e analisi per progetti futuri e si occupa di monitoraggio e valutazione dei progetti in corso. “Dal 2009 ad oggi il Nord-Est della Nigeria si classifica tra le dieci crisi umanitarie protratte più devastanti del mondo” spiega Giorgia e prosegue “Qui il vuoto statale e la presenza dei gruppi terroristici hanno lasciato più di otto milioni di persone senza mezzi di sussistenza. Il Covid sta aggravando la situazione: non permette l’interazione necessaria nei workshop e nei meeting che sono componenti essenziali di questo lavoro. I progetti che prevedono il rafforzamento dei mezzi di sussistenza sono stati limitati o sospesi. Sono state sospese sessioni di sensibilizzazione sulla violenza delle donne o training professionalizzanti per i più giovani. L’unica nota positiva è che molte donne hanno imparato a cucire le mascherine e a fare il sapone disinfettante. Si sono rese autosufficienti rispetto al mercato globale. E questo è uno dei nostri obiettivi”. Così giorno dopo giorno, tra mille difficoltà, Giorgia apporta il suo contributo alla comunità nigeriana generando benefici e risultati moltiplicati dalla sua competenza e dalla sua passione per l’umanità.

di Lea Cicelyn