Incertezza, ansia e distanziamento. Tre aspetti che caratterizzano la vita ai tempi del Covid, ma soprattutto un bagaglio dannoso per bambini ed adolescenti. Gennaro Imperatore sociologo, psicoterapeuta, ed ex Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Campania non usa mezzi termini «per i giovani danni irreparabili».

Dottore da adulti come possiamo spiegare ai bambini cosa sta accadendo?

«Noi tutti affrontiamo un periodo di incertezza assoluta. Non ci viene prospettato alcuno spiraglio di salvezza e di futuro. C’è solo una gestione del terrore. Intendiamoci ogni cambiamento implica malessere, chi impone queste restrizioni crede che tutto ciò debba essere tollerato e non è così».

Se gli adulti non tollerano figuriamoci i ragazzi.

«Esattamente. La distanza fisica e la mancanza di tutta quella gestualità tipica del nostro popolo: pacche sulla spalla, abbracci, strette di mano negli adolescenti è ancora più sentita. Il principio fisico negato è assenza di rapporti umani. Loro interagiscono con segnali di affettività che oggi sono negati».

 Adeguarsi a quello che sta accadendo è però necessario

 «Tutto questo comporta in noi adulti un esercizio interiore che non avremmo mai fatto ed proprio quello di adeguarci a tutto. Alla distanza, alla mascherina che ci ha resi muti, ai bollettini di guerra che ci vengono propinati ogni cinque minuti, al continuo ripetersi di notizie esclusivamente negative».

 Quindi gli adulti non riescono a fare da filtro per i più piccoli?

«Dobbiamo dividere le fasce d’età. I piccoli dell’asilo ad esempio vanno a scuola principalmente per la socializzazione. Ma la socializzazione che vivono in classe è quella negativa che è per loro una violenza inaudita. La mente nasce libera e noi invece insegnato il malessere a questi bambini che porteranno nella crescita i ricordi di quello che stanno vivendo».

 Una madre cosa dovrebbe fare?

 «Io non li manderei a scuola, gli anni della primaria sono quelli della crescita evolutiva, del contatto con gli amici che invece gli viene tolto. I bambini piccoli di 4 o 5 anni crederanno che si vive così e porteranno i loro ricordi nella memoria storica che li accompagnerà nella crescita»

 Per la scuola dell’obbligo come si fa?

«Ai bambini più grandi stiamo dando una preparazione tecnologica e non umana. I genitori in questo possono intervenire, aiutare i più grandi ad avere risposte emotive, facciamo in modo di insegnare loro nel sociale. Il bambino di prima elementare va a scuola anche per giocare, impererà nel corso dei mesi le regole e lo studio. Oggi a questi piccoli studenti stiamo dicendo solo di apprendere e non giocare»

Che strumenti hanno i genitori per questa fascia d’eta?

«Devono lasciarli liberi di giocare, i bambini devono sentirsi nella più totale libertà. Non dimentichiamo che su di loro ricadono anche le frustrazioni degli adulti che sono costretti a rimanere tra le mura domestiche e che passano ai più piccoli frustrazioni e tensioni» Proviamo a dare una ricetta ai genitori per superare questi mesi «Insegniamo ai bambini la socializzazione ed i giochi, anche con frequentazioni ristrette in casa con pochi amici. Altrimenti il rischio sarà di avere giovani depressi e aggressivi».

di Fiorangela D’Amora