La necessità di rilanciare la sanità pubblica in questo periodo di pandemia. Implementare le Usca, le unità assistenziali a domicilio fondamentali nel tracciamento e la cura dei positivi al virus. Requisire le strutture private che non sono, secondo gli organizzatori, un aiuto in più al pubblico ma anzi progressivamente lo stanno sostituendo. Le Reti Sociali, il Comitato Contro la Chiusura dell’Ospedale San Gennaro e la Consulta alla Salute tracciano i punti fondamentali emersi dall’assemblea di sabato pomeriggio, in concomitanza con la giornata nazionale della “Società della cura’’ all’esterno proprio del San Gennaro, al Rione Sanità, preso a simbolo della diminuzione della qualità del servizio di cura delle persone dopo una rimodulazione risalente ad alcuni anni fa. Un confronto, tra le varie anime movimentiste e comitati della città che stanno svolgendo un ruolo fondamentale nell’arginare la crisi sociale ed economica del momento – dal Rione Sanità ai Quartieri Spagnoli a Montesanto e altre aree cittadine – lavoratori precari della sanità e semplici cittadini, sviluppatosi in nome di Francesco Rutolo storico esponente napoletano del Pci e attività del territorio morto anch’egli di Coronavirus (i legali su volere della famiglia hanno depositato una denuncia alla Procura di Napoli per presunti ritardi nei soccorsi) e al quale è dedicato la neonata brigata della solidarietà al Rione Sanità. Critiche, nel corso dell’assemblea, alla gestione di questa seconda fase dell’emergenza e in generale dell’ambito della sanità al governatore De Luca per il quale viene invocato più volte dagli intervenuti «il commissariamento». «Basta agire sull’emergenza sporadici, è arrivato il momento di strutturare la cura delle persone a cominciare dal San Gennaro per il quale chiediamo: attivazione dell’Hospice, il Surgey, il Day Hospital (al momento sono attivi reparti come Dermatologia, la Chirurgia, la Ginecologia, Pneumologia e non solo ndr.). Ma basterebbe anche il consultorio da affiancare all’area di Covid di Secondo Livello» afferma Mauro Migliazza del Comitato Contro la Chiusura del San Gennaro che poi aggiunge: «In questo momento il vero problema è l’esiguo numero delle Usca a disposizione. In questo modo non potranno mai funzionare, ne mancano a decine su tutto il territorio e i mancati risultati si vedono. La medicina territoriale di base è la vera criticità del momento. In realtà mancano anche i medici di famiglia. Ora è stato chiuso, in parte pure il San Giovanni Bosco, convertito ad ospedale Covid. È necessario realizzare un ospedale di comunità. Chiederemo un incontro con l’amministrazione comunale e cercheremo di avere un confronto con il ministro della Salute Roberto Speranza». Le realtà intervenute annunciano l’organizzazione di una grande manifestazione a difesa della sanità pubblica e per la riapertura degli ospedali cittadini chiusi da anni in nome dei tagli occorsi negli anni. «Anche noi moriamo dicendo non posso respirare perché il Covid attacca i polmoni. Diamoci da fare per cambiare questo sistema», le parole del padre comboniano Alex Zanotelli, presente sabato pomeriggio all’assemblea. 

di Antonio Sabbatino