Uno stadio dedicato ad una vittima innocente di camorra, ancora una volta negato a squadre e appassionati di calcio per carenza di personale deputato alla manutenzione. L’Antonio Landieri di via Hugo Pratt a Scampia, che porta il nome del 25 enne ucciso per errore durante la prima faida di camorra del 2004 che insaguninò il territorio a Nord di Napol, è chiuso oramai da marzo causa lockdown per la diffusione del Coronavirus senza mai riaprire dopo la fine delle restrizioni.

Nemmeno la visita, il 31 luglio scorso, del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, che ha destinato una cifra di 300.000 euro da utilizzare per il rifacimento di spogliatoi, dotare lo stadio di nuova illuminazione e garantire altre opere manutentive, è servita a sbloccare la situazione e quell’unica momentanea riapertura, allorquando il ministro si presentò perché invitato dalla cittadinanza, è rimasta tale. Nel recente passato a garantire l’apertura e la cura del Landieri erano 2 dipendenti comunali e 4 Lsu, che sopperirono alla mancanza di personale della Municipalità Scampia-Piscinola-Chiaiano-Marianella a cui sarebbe affidata la gestione.

Intanto la nuova stagione sportiva si avvicina e le 5 società di casa al Landieri e cioè Arci Scampia, Gioventù Partenope, Oratorio don Guanella-Scampia, Stella Rossa e Playanum Chiaiano sono costrette a recarsi altrove per cominciare gli allenamenti in vista dei primi impegni ufficiali. Vista l’empasse, le stesse squadre si dicono ora pronte ad accollarsi spese e responsabilità della manutenzione ordinaria almeno per un anno, come prospettato in un incontro di qualche settimana fa al Comune con l’assessore comunale allo Sport Ciro Borriello e la giunta municipale. «Se uno stadio come il Landieri viene svuotato delle sue funzioni sociali e aggregative in favore del territorio, allora qual è il motivo della sua esistenza?» afferma don Aniello Manganiello, presidente dell’Oratorio don Guanella-Scampia che poi aggiunge confermando l’idea delle squadre di provvedere direttamente alla manutenzione ordinaria: «Siamo propensi a farlo.D’altra parte le 5 squadre che giocano al Landieri già si sono accollate spese per alcune riparazioni. Si faccia prevalere il bene pubblico, le varie componenti istituzionali lavorino a tale scopo».

Ma dalla Municipalità Ottava l’orientamento sembra diverso. Michel Di Prisco, assessore municipale con delega allo sport, spiega: «L’iter di affidamento della gestione alle squadre sarebbe complicato, ci vorrebbero le approvazioni di delibere comunali e municipali. Non dimentichiamoci che ci sono le prescrizioni anti-Covid da rispettare, dunque non mancano le complessità legate alle norme da rispettare per poter riaprire lo stadio». E allora quale sarebbe la soluzione, tuttora mancante? «Stiamo ragionando, per garantire l’apertura del Landieri, di coinvolgere alcuni dipendenti comunali prima impegnati nel servizio fognature, passato ad Abc» conclude Di Prisco. 

di Antonio Sabbatino