Gli effetti della grande recessione che ci troveremo ad affrontare si vedranno nel lungo periodo, ma per alcuni sono stati immediati, soprattutto nelle zone periferiche della nostra città. Paolo Manzo, giovane fotoreporter napoletano, se ne è accorto immediatamente e lo ha documentato. A partire da metà marzo i primi scatti che raccontano come il Covid-19 ha modificato, rallentato, fermato diverse attività lavorative generando evidenti e gravi ripercussioni economiche. Il reportage di Manzo coinvolge venti persone immortalate nei rispettivi luoghi di lavoro e abitazioni. Un ventaglio di professioni differenti per fornire una mappatura quanto più variegata possibile delle difficoltà riscontrate nel napoletano, da Volla, al Centro Direzionale, a Gianturco, a Mergellina, fino al centro storico della città. “Fotografare mi ha permesso di vivere in prima persona il cambiamento. Ho assistito agli acquisti delle famiglie, al sacrificio della qualità per la quantità. Ho cominciato a vedere la “fame”. La maggior parte delle persone nelle zone periferiche non ha stipendio, non ha pensione, vive alla giornata. Per chi non ha più potuto lavorare le entrate si sono ridotte drasticamente”, racconta Manzo. Venti immagini, venti storie che ci lasciano intravedere le difficoltà alle spalle di ogni mestiere: l’impatto della riduzione della circolazione sulle entrate dei meccanici e dei benzinai, la chiusura dei mercati principali di Napoli per i pescatori , le distanze di sicurezza che hanno lasciato a casa colf e idraulici. Ma lascia riflettere anche lo smart working soprattutto se tra avvocati e giudici con conseguente impatto sulle vite dei detenuti. “Anche il mio lavoro ha inevitabilmente subito delle ripercussioni. Fotografavo nelle abitazioni, con mascherina e guanti, restando sempre ad un metro di distanza dai soggetti. Mi sono istintivamente adattato alle circostanze. Ho dato vita ad una sequenza di immagini statica, perché è stata questa la sensazione più forte dal primo giorno di lockdown: tutto si è congelato, si è fermato, dalle vite all’economia.”
 

di Lea Cicelyn