Fiere, belle, dignitose, recano in mano le gigantografie dei loro angeli volati in cielo. Ricordano in qualche modo le «Abulas de Plaza de Mayo» che nel ‘77, in piena dittatura militare argentina, marciavano ogni giovedì intorno al Palazzo del Governo chiedendo verità e giustizia. Quella stessa verità e giustizia che le mamme della terra dei fuochi, come sono state battezzate dai media, chiedono, ormai da anni, per i disastri ambientali perpetrati ai danni della loro terra, la Campania, e per i loro figli, diventati maledettamente presto angeli del cielo. A causa, ne sono certe, dell’inquinamento dei suoli e dell’aria, come molti medici negli ospedali gli hanno confessato a bassa voce. La loro, quella di Marzia, Anna, Raffaella, Luisa, Imma e Antonella, è molto di più di una re-esistenza. È un esempio di vita. Di come il dolore possa essere trasformato, almeno in parte, in miele. Con l’associazione “Noi genitori di tutti”, nata sei anni fa, si battono contro l’inquinamento ambientale, vanno in giro per l’Italia a raccontare la loro storia, scendono in piazza a reclamare il diritto alla vita, alla salute e alla legalità. Vanno nei reparti oncologici degli ospedali pediatrici della città portando conforto e aiuto concreto ad altri genitori che vivono l’inferno per il quale loro sono già passate. Sì, perché nessuno lo dice ma le famiglie si riducono sul lastrico per curare i loro bambini dovendo spesso affrontare i viaggi della speranza verso ospedali del nord o semplicemente andando e tornando per infiniti mesi dalla provincia verso il centro della città dove sono situati gli ospedali pediatrici. Le mamme che lavorano sono costrette a licenziarsi e anche chi ha un’occupazione stabile non riesce a fronteggiare l’incredibile sforzo economico che una malattia comporta.


LE STORIE – Lo sa bene Marzia, presidente dell’associazione, che per curare il suo Antonio, affetto da glioblastoma intrinseco tronco encefalico, ha trascorso lunghi periodi a Genova dove ha incontrato, nella tragedia, un’umanità incredibile, quella delle altre mamme e quella di tutto il personale sanitario a cui è ancora legata. E spiega che non di rado i papà dormono in macchina fuori al Gaslini perché a loro non è offerta l’ospitalità, riservata solo alle mamme, delle case di accoglienza collegate all’ospedale. Lo dice ripercorrendo, per l’ennesima volta, il suo calvario, raccontando di Antonio, del suo talento nel suonare la batteria e di quando a scuola, nei momenti di noia, faceva cadere la penna sotto il banco e chinandosi a prenderla si tratteneva accovacciato facendo finta di suonare i tamburi e piatti. Lo racconta ripercorrendo gli ultimi minuti della vita di Antonio, quando ha messo le sue labbra sopra quelle del figlio succhiando il suo ultimo respiro.
Le mamme re-esistono. Perché non è facile andare in giro a parlare della propria storia, ancor meno varcare l’uscio di un reparto oncologico e riattivare i ricordi di un incubo che è talmente impensabile da non sembrare vero. «Ripercorrere ogni volta il proprio dramma – mi dicono le mamme – è come trafiggersi il petto con una lama affilata. Ma ci sono altri figli da proteggere e vedere diventare grandi. Sono i figli di tante altre mamme, di cui forse non conosceremo nemmeno mai i volti. Sono i bambini del mondo. Il futuro».
Ed eccole che instancabili raccolgono fondi, spese alimentari, organizzano screening gratuiti, rilasciano interviste e si adoperano per costruire ponti tra le persone in difficoltà. Loro sono la re-esistenza in carne e ossa perché avrebbero avuto un buon motivo per chiudersi al mondo. Invece hanno scelto la vita e continuano a sceglierla ogni giorno e ogni anno che passa, senza demordere, senza scoraggiarsi dinanzi all’arroganza del potere. Soprattutto senza scendere a compromessi. Continuando a pretendere dalle istituzioni che facciano il proprio dovere per il benessere dell’ambiente e delle comunità, come quasi mai è successo finora.
La forza di queste infaticabili mamme si capisce fino in fondo solo entrando nelle camerette dei loro angeli. È in quei pochi metri quadrati che tutto diventa chiaro alla mente e al cuore. Tra i sorrisi e i colori di quegli angeli del cielo uniti alla terra da un filo che nessuno potrà mai spezzare, perché tenuto teso dall’amore. Un filo leggero come una piuma ma forte come l’acciaio.

di Ornella Esposito