Ndiaye Mamadou Lamine è originario di Yeumbeul, una delle città più povere del Senegal, a pochi chilometri da Dakar. Classe 1989, è arrivato in Italia nel 2005, dove ha frequentato le scuole superiori e si è laureato in Economia all’Università di Bologna. Nel 2018, insieme ad alcuni ex compagni di studi, ha dato vita a MamaVenture, fondo di investimento interamente rivolto alle idee imprenditoriali di talenti migranti. Ndiaye porterà la sua storia a Orizzonti Startup, il primo evento in Italia che riunirà gli imprenditori migranti e rifugiati di tutto il Paese, organizzato da Startup Without Borders, startup sociale fondata in Egitto dalla giornalista argentina Valentina Primo.
L’iniziativa, in programma giovedì 28 marzo alla Link Campus University di Roma, nasce con l’obiettivo di attirare l’attenzione sull’emergente ecosistema di startup migranti presenti nel nostro Paese e sulle organizzazioni di supporto. Una realtà poco nota ma che negli ultimi anni sta crescendo in maniera significativa: come emerge da un report della Migrant Entrepreneurship Growth Agenda (MEGA), infatti, nel 2017 ben 590mila nuove imprese – pari al 42% del totale – nella Penisola sono state fondate da migranti. Lo scorso dicembre, in occasione del Laudato Si’ Challenge – programma di accelerazione per imprese a impatto sociale sostenuto dal Vaticano –, il fondo Opes Fund Italia si è impegnato a donare 30 milioni di dollari a favore di società gestite da rifugiati.
Startup senza confini – Nata a Cordoba 34 anni fa, pronipote di piemontesi emigrati in Argentina alla fine dell’Ottocento, Valentina Primo si è trasferita a Roma quando di anni ne aveva 25, per frequentare un master in Cooperazione Internazionale all’Università Roma Tre. «Terminato quel percorso, nel 2013 ho lasciato la Capitale per raggiungere l’Egitto: ho vissuto a Il Cairo per sei anni, da giornalista e cooperante desideravo avere una conoscenza più approfondita della cultura araba e musulmana, di cui, dopo la primavera araba, si parlava tanto – racconta a Comunicare il Sociale –. In seguito al colpo di Stato del 2013 l’atmosfera era pesante e la libertà di espressione soffocata: ho notato, tuttavia, che molti giovani, invece di scendere in piazza per chiedere alle istituzioni un cambiamento, hanno generato il cambiamento con le loro mani. In quel periodo sono nate numerose nuove startup a impatto sociale: aziende che grazie alla tecnologia fanno arrivare l’educazione dove non ci sono mezzi, o ancora imprese fintech che permettono a coloro che non hanno accesso alle banche di inviare denaro mediante app sullo smartphone, fare ricariche telefoniche e così via». Nel 2017 Valentina ha avviato Startup Scene Middle East, piattaforma digitale in inglese dedicata alle startup del mondo arabo: «Viaggiando tra Giordania, Libano, Palestina, ma anche in Europa, ho trovato vicende incredibili di persone che aprivano aziende pur non trovandosi nel loro Paese: in un campo rifugiati in Olanda, per esempio, ho conosciuto una startup lanciata da siriani che offriva un’identità virtuale agli ‘stateless’, grazie alla Blockchain. Facendo ricerche mi sono accorta che nel mondo esistono tanti incubatori per migranti e rifugiati: così a febbraio dello scorso anno è nata Startup Without Borders, allo scopo di connettere queste realtà, che lavorano in modo isolato, agli imprenditori. La sede principale è al Cairo, ma abbiamo volontari in Olanda, Repubblica Ceca, Giordania, Libano. Uniamo le attività online – tra cui un chatbot attraverso il quale gli aspiranti imprenditori possono trovare tutte le opportunità più vicine a loro – a quelle offline, come training course ed eventi. Siamo partiti l’anno scorso con due incontri al Cairo: il primo ha ospitato 100 imprenditori siriani, il secondo – che si è svolto in collaborazione con l’UNHCR – donne siriane, yemenite, sudanesi e di altre nazionalità».
Storie di successo – Lo scorso febbraio la giornalista è tornata a Roma e si è subito messa in moto, insieme alla Link Campus University, per preparare Orizzonti Startup: «La mattina avremo un workshop per coloro che vogliono avviare una startup da zero. Il pomeriggio, invece, ci sarà la conferenza, che partirà con un modulo sull’imprenditoria migrante e darà voce a storie di successo», come quella di Keltum Kamal Idrissi, giovane marocchina che a Bologna ha aperto Hijab Paradise, primo negozio di ‘modest fashion’ nel nostro Paese, o di Abdullahi Ahmed, somalo, ideatore del Festival dell’Europa solidale e del Mediterraneo. Al termine del secondo modulo, che sarà tenuto da incubatori e da altre realtà di supporto, le squadre di nuovi imprenditori saranno protagoniste della Pitching Competition, per presentare le loro idee davanti ad una giuria; in palio ci sono la partecipazione al Gladiator Challenge della Rome Startup Week e cinque borse studio per il training program di Opes Fund Italia a Napoli. «Lanceremo, inoltre, gli Startups Without Borders’ Podcast, che includeranno lezioni curate da imprenditori migranti e rifugiati di tutto il mondo», conclude. La partecipazione è gratuita: info sulle modalità di registrazione alla pagina Facebook dell’evento (https://www.facebook.com/events/2565161103499552/).

di Paola Ciaramella