BRUXELLES- E’ arrivata la notizia che tutti si aspettavano: la Commissione Ue ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea per aver violato le norme europee antismog. La Commissione sta adottando misure per affrontare i gravi e persistenti superamenti dei valori limite per le due principali sostanze inquinanti che incidono sulla salute: il biossido di azoto e il particolato. Francia, Germania e Regno Unito sono state deferite alla Corte di giustizia dell’UE per il mancato rispetto dei valori limite per il biossido di azoto (NO2), e per aver omesso di prendere le misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. Ungheria, Italia e Romania sono state deferite alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10). I limiti stabiliti dalla legislazione dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) dovevano essere raggiunti rispettivamente nel 2010 e nel 2005.
Questa decisione fa seguito a un vertice ministeriale sulla qualità dell’aria, convocato dal Commissario Vella il 30 gennaio 2018, come ultimo sforzo per trovare soluzioni atte a contrastare il grave problema dell’inquinamento atmosferico in nove Stati membri. I 6 Stati membri in questione non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l’inquinamento entro i limiti concordati e quanto prima possibile, come richiesto dalla normativa dell’UE. Nel caso specifico dell’Italia, a maggio 2017 la Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla normativa dell’UE in materia di omologazione dei veicoli da parte di Fiat Chrysler Automobiles. Nel frattempo, l’Italia ha adottato misure correttive ordinando al gruppo Fiat Chrysler Automobiles di effettuare un richiamo obbligatorio nell’Unione europea. Oggi, nel quadro dell’attuale scambio, la Commissione richiede informazioni supplementari sulle concrete misure correttive adottate e le sanzioni applicate.
La legislazione dell’UE in materia di omologazione impone agli Stati membri di disporre di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per scoraggiare i fabbricanti di automobili dal violare la legge. Laddove si verifichi una tale violazione, ad esempio tramite il ricorso ad impianti di manipolazione per ridurre l’efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni, occorre mettere in atto misure correttive, quali i richiami, e applicare sanzioni (articoli 30 e 46 della direttiva 2007/46 e l’articolo 13 del regolamento n. 715/2007). Un’ulteriore lettera di costituzione in mora costituisce una richiesta di informazioni ufficiale. Gli Stati membri, compresa l’Italia, dispongono ora di due mesi di tempo per replicare alle argomentazioni addotte dalla Commissione; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

di Danila Navarra

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