NAPOLI – Un televisore, un pc, una radio e un grosso quadro che raffigura la Madonna appeso alla parete. Tanti macchinari, medicine e lui: paralizzato  in un letto da più di dieci anni.  L’esistenza di Francesco Borriello, 53enne di Somma Vesuviana, ex agente di commercio, è tutta racchiusa tra le  mura di una camera da letto. Una piccola finestra gli ricorda il mondo fuori, ormai sconosciuto.  In questa stanza dalle pareti gialle si divide tra una condanna e una battaglia che porta il nome di sclerosi multipla. Francesco racconta la sua storia senza perdersi d’animo, mentre la macchina che lo collega all’ossigeno e alla vita gli impone delle pause. In sottofondo l’eco lento e profondo del suo respiro accompagna la sua protesta, sempre viva ed ostinata, nonostante tutto. E’ da tempo che deve far fronte ad una situazione economica profondamente disagiata. La sua condizione comporta delle spese costanti che non riesce a sostenere e che è diventata completamente impossibile dopo la sospensione degli assegni di cura. Francesco non chiede aiuto, ma rivendica semplicemente i suoi diritti di malato e lo fa con dignità e testardaggine.
L’APPELLO- Le pagine social, sono l’unico strumento che gli permette di avvicinarsi agli altri ed è proprio qui che ha lanciato il suo grido disperato. «Comunico- scrive- considerato  che le precedenti email inviate a chi di competenza non  hanno avuto risposta in merito all’assegno di cura che, se entro il corrente mese di gennaio 2017 non sarà accreditato l’importo che mi spetta più gli arretrati da agosto ad oggi, il sottoscritto sarà costretto  ad iniziare lo sciopero della fame. Per evitare un mio peggioramento fisico e psichico vi prego di prendere in considerazione la mia richiesta evitando cosi di intraprendere azioni medico-legali nei vostri riguardi.
Chiedo soltanto che vengano riconosciuti i miei diritti».
Il corpo immobile di Francesco, non impedisce di essere un guerriero che non chiede favori o privilegi, ma solo quello che gli spetta. «Non chiedo grandi cose – ripete con rabbia- vorrei solo non essere indifferente. Vorrei non dover preoccuparmi dei soldi mentre sono inchiodato ad un letto, vorrei che le istituzioni si accorgessero di me e di chi vive il mio stesso dramma. Vorrei che i contributi economici non fossero erogati in maniera saltuaria. Vorrei non dover avere l’ansia che una bolletta non pagata possa decidere il mio destino e staccare la spina».

di Carmela Cassese

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