ROMA – In Sicilia, dove pochi giorni fa è morta la neonata Nicole per una concatenazione di negligenze e il piccolo Daniel a cui non era stata diagnosticata la meningite, un altro caso è avvenuto a Niscemi, nella provincia di Caltanissetta. La vittima, questa volta, un maestro di scuola elementare colpito da emorragia cerebrale che ha atteso per ore un posto in rianimazione. Sempre nella stessa regione, il 20 febbraio si è registrato un nuovo episodio. Al Sant’Antonio Abate di Trapani un uomo entrato al pronto soccorso con la pressione a 190 è stato classificato dal triage come un codice giallo. In attesa di essere nuovamente visitato, l’uomo si è accasciato a terra ed è morto.
Venerdì scorso invece, a Napoli, una bimba di 8 mesi è deceduta dopo le dimissioni avvenute il giorno prima dall’ospedale Santobono. Sempre nel capoluogo campano, al Cardarelli, un uomo di 68 anni “ricoverato” in barella è spirato per presunte complicazioni dopo un intervento al femore. Nello stesso giorno, è morta una donna di 75 anni ricoverata all’ospedale Papardo di Messina per le gravi complicazioni insorte dopo l’operazione subita per un’ernia ombelicale. In tutto sono sette i casi eclatanti di presunta malasanità, diffusi dalle cronache di questi giorni. Non è una coincidenza del periodo. Si tratta dei riflessi di una malapolitica che per decenni ha allungato le mani su un settore importante come la sanità in cui in gioco sono le vite dei pazienti.
 «In considerazione di questi ultimi fatti, l’Associazione CODICI chiede al governo di mettere subito sul tavolo una riforma delle norme che regolano le responsabilità dei sanitari e degli amministratori della sanità. Non è possibile infatti che gli errori non siano risarciti da chi è a capo del settore», dichiara Ivano Giacomelli Segretario Nazionale CODICI.
 

di Danila Navarra

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