crisi-stipendi-ROMA. Al Sud non si fanno più figli. Effetto della crisi e di una vita sempre più precaria. Finiti i tempi delle famiglie meridionali numerose, oggi nel Mezzogiorno la natalità è più bassa di quella del Nord. Ad affermarlo è l’ultimo rapporto Censis che parla di una denatalità ormai diffusa su tutto il territorio nazionale, dato strutturale dell’Italia intera, paese che presenta un tasso demografico tra i più bassi d’Europa, fanno peggio solo Portogallo e Germania.
Ma è al Sud che il dato delle nascite presenta il segno meno più drastico. Per il 91,5% degli intervistati l’indiziato numero uno della scarsa propensione ad avere figli sono le ragioni di tipo economico, pochi infatti rispondono che il motivo è culturale o politico. Le resistenze sono scarse, dunque, eccetto quelle appunto legate al fattore economico.
Un’area quella del Mezzogiorno che anche l’ultimo rapporto Svimez aveva definito a concreto rischio desertificazione, dove le morti, per la prima volta nel 2013, superano le nascite con un valore così basso di nuovi nati da dovere andare all’anno dell’Unità, il 1861, per trovarne uno inferiore.
Lo scoraggiamento a entrare nel mondo del lavoro fa poi il resto. Se il 44,8% delle donne meridionali intervistate risponde che nemmeno lo cerca un lavoro, allora non stupisce che la propensione a fare figli sia così bassa. C’è chi invece il lavoro lo cerca e non lo trova, e anche qui a stare peggio di tutti sono le donne del Sud, con un tasso di disoccupazione pari al 21,5% contro il 9,5% di quelle del Nord.
Se guardiamo alle singole regioni, Campania e Sicilia mantengono ancora un tasso di natalità superiore alla media (9,1 e 8,8 per 1000) ma sono superate dalle regioni in cui si sta meglio, prima fra tutte il Trentino Alto Adige che ha il tasso di natalità più alto d’Italia (9,9).
Il così basso tasso di natalità del Sud è influenzato anche dalla minore presenza degli stranieri rispetto al Nord del paese. L’effetto compensatorio della presenza delle donne straniere, che hanno un tasso di fecondità più alto delle italiane (2,37 contro 1,29), si riduce al Sud. Così, mentre diminuiscono i figli di due genitori italiani, aumenta il numero dei nati da almeno un genitore straniero: 107.000 nuovi nati nel 2012, ovvero il 20,1% del totale dei bambini nati in Italia. Un dato che diviso per macro aree mostra le differenze: se al Nord salgono al 28% le nascite di bambini con almeno un genitore straniero, al Sud e nelle isole scendono all’8%.
Addio anche alle famiglie numerose del Sud. Sono i nuclei familiari composti da cinque elementi a registrare la più drastica diminuzione, assottigliando sempre più la differenza tra un Nord che faceva pochi figli e un Sud invece più fecondo. Se infatti nel biennio 1999-2000 il numero di famiglie con quattro figli al sud era quasi il doppio di quello del nord, con una differenza di 410.000 famiglie in più al sud, oggi la differenza si è assottigliata a 143.000 famiglie.

di Antonella Migliaccio

 

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