NAPOLI — La Chiesa scende di nuovo in campo contro lo sversamento illegale di rifiuti tossici. Dopo il vasto movimento promosso da don Patriciello ora è don Aniello Manganiello, sacerdote impegnato da tempo sul fronte della legalità, a lanciare l’allarme. Il sacerdote avverte: «Ci sono terreni contaminati anche nell’agro nolano, in particolare nei territori vicini ad alcuni centri commerciali. Per questo abbiamo avviato una raccolta di firme in tutti i comuni della zona per sollecitare l’intervento delle autorità competenti sull’emergenza rifiuti tossici».
Il sacerdote fa riferimento in particolare ad un’area denominata Boscofangone dove ci sono testimoni che avrebbero visto sversare rifiuti tossici e sotterrare bidoni killer. «Camion provenienti anche dall’Est europeo e dall’Inghilterra hanno depositato qui tonnellate di rifiuti. La zona ora è ricca di capannoni industriali e — prosegue don Aniello — sotto ci sono rifiuti altamente pericolosi». La raccolta di firme è già cominciata domenica scorsa con grande successo ed ha riguardato i comuni di Camposano (paese natale di Don Aniello) Striano, Saviano, Cimitile e Fabiano (frazione di Camposano). «Abbiamo visto soprattutto giovani — ha aggiunto Manganiello — mi aspettavo più famiglie e qualche prete in più, eravamo solo in tre. Comunque la gente è pronta a testimoniare ciò che ha visto».
L’obiettivo della petizione promossa da don Aniello è quello di coinvolgere tutta la popolazione, le istituzioni italiane ed europee chiedendo una partecipazione attiva sul territorio e l’adesione a specifiche richieste. Che — tiene a precisare — non sono di altissimo costo. «Per il momento non chiediamo bonifiche ma interventi di analisi. In particolare: la mappatura dei siti contaminati e la pubblicazione dell’esito delle indagini; le analisi di alcuni pozzi le cui acque sono utilizzate per irrigare i campi; un’indagine epidemiologica della popolazione e la pubblicazione della stessa». Nel manifesto stilato da Manganiello insieme ai componenti dell’associazione «Ultimi» da lui fondata, si chiede anche: sostituzione delle colture food dei terreni inquinati con piantagioni no-food (come aree boschive), per un tempo non inferiore ai venti anni; monitoraggio sui siti coinvolti negli sversamenti di rifiuti tossici e controllo dei traffici illegali di camion. «In questo caso – precisa don Aniello – vorremmo che fosse l’esercito ad eseguire i controlli».
Tra le altre richieste del comitato l’inserimento del reato ambientale nel codice penale con conseguente inasprimento delle misure carcerarie e delle pene pecuniarie e la proposta di reperire risorse attraverso i beni confiscati alla camorra e i proventi delle multe per crimini ambientali. «Per capire l’entità e la gravità dell’avvelenamento dell’aria che respiriamo, delle terre e delle acque campane, c’è bisogno di trasparenza, verità e divulgazione di dati certi — prosegue il sacerdote — attraverso l’allestimento di banchetti nelle piazze dei comuni coinvolti, intendiamo raccogliere quante più firme è possibile, al fine di dimostrare quanto sia condivisa e urgente la necessità di affrontare il dramma degli sversamenti e dei roghi tossici». Le firme raccolte, allegate al documento con le specifiche richieste, saranno poi portate all’attenzione del prefetto di Napoli, al Parlamento italiano e al Parlamento europeo, previa richiesta di un’interrogazione parlamentare. «Non ci si può più accontentare di sopravvivere, mentre in costante aumento è il numero di persone affette da tumori, leucemie, asma e rare forme allergiche. Siamo tutti chiamati ad una grande responsabilità: scendere in campo per il diritto alla vita», conclude don Manganiello.

di Elena Scarici (napoli.corriere.it)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui