Foto di Fondazione AntBOLOGNA – Ci sono «tante persone in cassa integrazione, perché temporaneamente non favoriamo il loro ingresso nel terzo settore anziché lasciarli a casa seria fare niente? Economicamente sono sostenuti dagli ammortizzatori sociali e possono essere utili alla società». Raffaella Pannuti è presidente di Ant, fondazione che da trentacinque anni assiste gratuitamente le persone malate di tumore in Italia. E sa benissimo che i bisogni sono destinati ad aumentare. «L’assistenza domiciliare è in crescita, perché aumenta l’invecchiamento della popolazione e crescono le malattie croniche delle persole anziane. Ê dimostrato che assistere un malato a casa nella fase cronica – mentre la fase acuta va lasciata all’ospedale – garantisca una qualità della vita superiore e si possono anche ottenere costi inferiori».
UNINDUTRIA – Proprio nei giorni scorsi Unindutria Bologna ha calcolato che se i 9.562 pazienti che Fondazione Ant ha assistito nel 2012 venissero assistiti dal servizio pubblico in regime di Adi (assistenza domiciliare integrata) con un costo per paziente identico a quello della Onlus si risparmierebbero quasi 19 milioni di euro. «È assolutamente fondamentale integrare la società civile all’interno di una programmazione del welfare – dice Pannuti -. Purtroppo non ci sono più le risorse perché lo Stato possa dare a tutti un servizio in modo universalistico. Bisogna passare da un welfare state a un welfare society in cui il Terzo settore copra ciò che lo Stato non può più offrire». Ma occorre trasparenza. «E’ una condizione essenziale – dice Pannuti – e per questo siamo totalmente contrari al fatto che sia stata eliminata l’Agenzia delle Onlus che rappresentava un grosso aiuto. Ci sono tantissime organizzazioni che fanno cose egregie, ma forse c’è una scarsità di regole che possono indurre a una gestione non trasparente. Servono regole chiare e controlli, per quanto ci riguarda abbiamo messo su Internet anche il mio stipendio (66.174 curo lordi nel 2012, ndr)». Sui compensi, Pannuti sottolinea negativamente il fatto che quelli del non profit siano inferiori a quelli percepiti da chi lavora nel profit, «perché se voglio dare un servizio buono ed efficiente non riesco ad attrarre le persone migliori. Ciò di cui bisogna scandalizzarsi è se una persona pagata bene non rende o se non c’è trasparenza». Fondazione Ant ha avuto un totale di ricavi e proventi nel 2012 di 21.979.224. Al 31 dicembre 2012 i dipendenti sono 107, i collaboratori 56 e i volontari iscritti nel registro del volontariato sono 1.573. «Da tempo lamentiamo la disattenzione del governo e della politica nei riguardi del Terzo settore, lo si vede dalla mancanza di regole specifiche per il settore, dalla non stabilizzazione del 5 per mille, dalla mancanza di una deduzione forte per le donazioni. Una parte della colpa è anche nostra perché non siamo abbastanza incisivi su questo tipo di problemi. Per noi, per esempio, la legge Fornero rappresenta un problema perché prevede contributi molto elevati per i contratti a termine, ma le stelle di Natale ci sono a Natale, le uova di cioccolato a Pasqua. Dobbiamo avere maggior unità di intenti e sederci attorno a un tavolo».

Di M. S. S. – Corriere Economia

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