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Ricordando Falcone: 3000 studenti sulle navi della legalità

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nave_falconePALERMO – «Per non dimenticare». È la frase che viene ripetuta più spesso oggi, 23 maggio, anniversario della morte del giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, assassinati dal tritolo della mafia piazzato lungo l’autostrada A29 nel 1992, ben 21 anni fa. Per non dimenticare da anni le iniziative si moltiplicano e coinvolgono cittadini attivi, scuole, associazioni, esponenti della società civile e della buona politica. Poco dopo le otto del mattino sono arrivate al porto di Palermo le due navi della legalità, intitolate appunto a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, salpate ieri da Civitavecchia e Napoli, con a bordo circa tremila tra studenti e insegnanti. Ad accogliere i ragazzi c’era Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso.
Presente anche il presidente del Senato, Piero Grasso, ricevuto dalla sorella del giudice Falcone. Ai giornalisti che gli chiedevano se da presidente del Senato fosse diversa la partecipazione a questa iniziativa annuale, Grasso ha risposto: «é la stessa emozione di sempre. La mia nuova funzione non può cambiarla». Grasso ha poi sottolineato l’importanza per i giovani della partecipazione alle celebrazioni del 23 maggio. «Sono ormai 21 anni che i giovani vengono a Palermo per questa iniziativa – ha sottolineato Grasso – e mi capita di incontrare giovani ormai laureati che mi dicono come questa giornata abbia lasciato loro un segno indelebile». Ad accompagnare i ragazzi sulle due navi della legalità messe a disposizione da Snav, oltre a Grasso anche il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, Nando Dalla Chiesa, docente di Sociologia della Criminalità organizzata e figlio del “prefetto dei 100 giorni”, Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo nel 1982, il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, il commissario straordinario antiracket Giancarlo Trevisone, l’imprenditore e testimone di giustizia Pino Masciari.
di Francesco Gravetti

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