IMG_1837NAPOLI – Le lettere di licenziamento stanno per partire, a breve arriveranno anche i sigilli. Si è concluso, dopo tanti applausi e proclami poi rivelatisi inutili, l’iter del passaggio di proprietà di Zoo-Edenlandia, con l’investitore che, dopo aver a lungo trattato sui costi e sui canoni, ha fatto un passo indietro. «Forse perché i tempi si sono rallentati, sicuramente non per gli abusi edilizi, visto che anche quel problema era stato risolto», commentano i dipendenti. Ma, dopo aver tanto sperato, la doccia fredda: la curatela fallimentare ha fatto sapere loro che a breve, dopo mesi senza stipendio, si ritroveranno in mezzo a una strada. E con un’amarezza in più: dopo l’incendio che ha bruciato Città della Scienza, politici e imprenditori hanno fatto a gara per intervenire sulla questione e promettere la ricostruzione; per le due strutture, invece, il silenzio delle Istituzioni è a tratti imbarazzante.

Per ovviare a questo nuovo colpo di scena, quando tutto sembrava ormai già pronto per il passaggio di proprietà, già ieri ci sono stati gli incontri con Enrico Panini e Severino Nappi, assessori al Lavoro rispettivamente per il Comune di Napoli e per la Regione Campania; si sta cercando di bloccare la questione licenziamenti, mentre il Comune si farà carico della struttura Zoo e la Regione ha aperto un tavolo per trovare ammortizzatori sociali per i lavoratori. Questa mattina i dipendenti di Zoo-Edenlandia hanno organizzato un presidio insieme a Francesco Emilio Borrelli, commissario regionale dei Verdi Ecologisti, per manifestare contro l’ormai imminente chiusura e chiedere attenzioni concrete da parte delle Istituzioni. «Questo, – ha dichiarato Borrelli, – è un grosso polmone verde cittadino ma rappresenta anche una struttura capace di fruttare soldi, non dimentichiamo che Edenlandia fatturava anche oltre i 7 milioni di euro annui ai tempi d’oro. E’ assurdo che le Istituzioni non intervengano, saremo qui a presidiare fin quando non avremo una risposta concreta. Chi ha sbagliato nella gestione, a qualsiasi livello, arrivando a questo stato di cose, deve pagare. Ci chiediamo perché per Città della Scienza sono stati subito sbloccati i fondi, mentre per Zoo ed Edenlandia non ci si comporta allo stesso modo».
«Edenlandia, – spiega uno dei dipendenti, – produce attualmente un fatturato medio di 200mila euro al mese. La stessa cifra l’anno scorso l’abbiamo raggiunta solo nel giorno di Pasquetta. Se venisse sistemata e rilanciata produrrebbe altissimi ricavi senza problemi. Non capiamo perché l’imprenditore si sia tirato indietro e non ci si interessi a questa struttura”. “Eppure, – gli fa eco un altro dipendente, – la cifra d’acquisto è relativamente bassa. Possibile che a Napoli non ci sia un imprenditore capace di investire un milione di euro per accaparrarsi Zoo, Edenlandia e Cinodromo e restituire i parchi alla città? ». Intanto, si ventila l’idea di formare una cooperativa dei dipendenti per gestire i parchi. «E’ un’idea che abbiamo proposto al comune, – spiega Marco Russo, rappresentante dei lavoratori, – ma c’è un problema tecnico: nel momento in cui Edenlandia chiude, la curatela restituisce i terreni alla Mostra d’Oltremare, che potrebbe poi rivenderli a lotti. Il Comune però ci ha garantito che impedirà questo smantellamento».

di Nico Falco

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