MESSINA- Gli ambientalisti chiedono a Monti di liberare 8,5 miliardi di euro per investimenti nel Mezzogiorno. «Ci aspettiamo, caro presidente Monti, che già nella prossima riunione del Consiglio dei ministri il Governo dimostri di essere coerente e conseguente, con le norme da lui stesso volute, e approvi al più presto il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che deve mettere in liquidazione la concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA, ponendo fine alla vicenda del ponte sullo Stretto di Messina che da 42 anni sta bloccando lo sviluppo del Sud tenendo congelati 8,5 miliardi di euro che potrebbero essere destinati allo sviluppo del Mezzogiorno, dopo aver speso 300 milioni di euro in inutili progettazioni», questo si legge nella missiva resa pubblica dalle associazioni ambientaliste FAI, Italia Nostra Legambiente, MAN e WWF.
I FATTI-  «Lo Stato non può rimanere inerte di fronte all’ offensiva in atto da parte di Eurolink SpA, il General Contractor, capeggiato da Impregilo, a cui era stata affidata la progettazione definitiva ed esecutiva del ponte e la sua realizzazione. – viene sottolineato – E’ lo stesso General Contractor Eurolink ad aver chiarito, già a partire dal novembre 2012 con la comunicazione di recesso dal contratto firmato nel 2005 con Stretto di Messina SpA e con la mancata sottoscrizione l’1 marzo 2013  dell’accordo aggiuntivo che di fatto la vicenda del ponte è finita, e quindi il Governo, in difesa dell’interesse pubblico, come stabilisce la legge n. 221/2012 (conversione del decreto legge n. 179/2012 cosiddetto decreto sviluppo –bis),  deve compiere tutti i passaggi conseguenti alla caducazione – ovvero all’annullamento per scadenza dei termini – di tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale.” Viene sottolineato, inoltre, che si tratta di un progetto, quello del ponte sullo stretto, giudicato insostenibile da tempo e invece «gli 8,5 miliardi di euro finora destinati al ponte potrebbero essere meglio utilizzati – concludono le associazioni ambientaliste – per risanare il territorio e intervenire sul dissesto idrogeologico particolarmente grave nel messinese e sulla costa tirrenica calabrese, per raddoppiare le linee ferroviarie che collegano Messina a Palermo e Catania, potenziare la linea tirrenica ferroviaria tra Battipaglia e Reggio Calabria la linea ferroviaria jonica che collega Reggio Calabria a Taranto, adeguare la linea ferroviaria esistente tra Napoli e Bari, intervenire sul sistema dei porti tra Gioia Tauro, Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Messina, garantire un sistema di traghettamento veloce e frequente per l’Area dello Stretto e finire i lavori  dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e della SS106 Ionica».

di Mirella D’Ambrosio

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