NAPOLI. Riaprire Villa Medusa, ripristinare i servizi, ma soprattutto restituirla alla cittadinanza per farne un punto di aggregazione oltre che un luogo di ritrovo. Un obiettivo forse ambizioso (magari utopistico, se si considerano le risorse necessarie), ma che non appare irraggiungibile se solo si fa un confronto tra quello che era Villa Medusa appena un mese fa e quello che invece è adesso.
LA DENUNCIA – “Questa villa, – spiegano i ragazzi del comitato Villa Medusa, che attualmente occupano la struttura, – era stata donata da un privato al Comune, a patto che venisse utilizzata come centro per gli anziani gratuitamente. Col passare degli anni era diventata non solo un punto di ritrovo, ma un vero centro polifunzionale, frequentato da persone di tutte le età. Poi, nel 2008, è stata chiusa per problemi di agibilità. Da allora sono state espletate tutte le formalità, gara di appalto compresa, ma i lavori di ristrutturazione non sono mai partiti perché i fondi, già stanziati, possono essere utilizzati solo dopo una delibera del Comune”. Dal 2008 ad oggi la struttura, una villa dei primi del novecento che fa riecheggiare i set di via col vento, situata nel quartiere Bagnoli a una manciata di metri dal mare, è stata praticamente abbandonata a sé stessa.


LA STORIA – Alcuni locali, spiegano i ragazzi, sono assegnati ad un’associazione ma, per i suddetti problemi di agibilità, non vengono utilizzati. La restante parte è diventata terra di nessuno: prima discarica di materiali di risulta, poi “alloggio temporaneo” per le famiglie che da anni si sono stabilite in una scuola di via Giusso, nello stesso quartiere. Successivamente gli abusivi sono stati sgomberati e la struttura è tornata placidamente a sprofondare nel degrado. Fin quando, a metà gennaio, i giovani del Laboratorio Politico Iskra e quelli del Carc hanno deciso di rioccupare la struttura, al fine di ripristinare le attività che si svolgevano al suo interno e di avviarne delle nuove. Per fare questo, ovviamente, c’è bisogno del sostegno della popolazione. “La cittadinanza, – aggiungono, – ha risposto molto bene al nostro invito, infatti molte persone sono venute qui alle nostre riunioni e in parecchi hanno sottolineato l’importanza di riaprire la Villa al quartiere”. I lavori di ristrutturazione, quelli “artigianali” e non quelli da anni bloccati, sono già cominciati: i giovani hanno pulito e stanno ancora pulendo i giardini e le stanze accessibili, si sono occupati di risistemare la biblioteca ed hanno messo al sicuro arredi ed altro materiale abbandonato nei vani. Persino i bagni, sempre tramite l’autofinanziamento, sono stati sistemati. Ma per considerare vinta questa battaglia non basta ripristinare, per quanto possibile, la struttura. C’è bisogno che i fondi vengano sbloccati e che si proceda con una ristrutturazione adeguata. E che, soprattutto, i residenti raccolgano l’invito: non aspettare passivamente che qualcuno ripristini i servizi, ma riappropriarsi dello stabile, essere presenti, interagire anche proponendo le nuove attività da avviare. Riprendere possesso della struttura, insomma, strappandola all’abbandono e restituendola al quartiere. “Vogliamo aiutare i cittadini, – concludono i ragazzi, – a organizzare attività che poi loro stessi possono curare. Che sia il cineforum, che sia un laboratorio di artigianato…qualsiasi cosa i residenti sentano il bisogno di avere nel proprio quartiere. Vogliamo avviare noi qualche attività, in modo da invogliare la gente a prendere parte ai nostri progetti, in modo da decidere, sulla base delle loro proposte, cosa fare di questo spazio che deve essere del quartiere”.

di Nico Falco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui