NAPOLI. Occhi impenetrabili, spenti, confusi, diffidenti di chi ha visto tanto, forse troppo, di chi cerca di dimenticare e di non sentire più il dolore delle «botte». Di percosse Caterina, una donna minuta dai capelli rossastri e il volto bruciato dal sole, ne ha ricevute veramente tante. Un’esistenza di violenze domestiche, poi il divorzio e la vita per strada, «dove non si vive, ma si sopravvive».
IL PASSATO – Per questo Caterina ha cercato protezione. Nell’estate del 2000 incontra Luciano, un uomo di 50 anni, alto e con i capelli bianchi. Per qualche anno il loro nido è un cumulo di cartoni e vecchie coperte impolverate a Mergellina. Poi lui trova un lavoro e affittano un monolocale a Pianura, ma una mattina del 2003 Luciano esce per andare a lavoro e non torna più. Caterina è disperata si ritrova di nuovo per strada e da sola. Passano mesi che sul suo volto segnano dei solchi profondi come se stessero passando degli anni. Solo nel 2005 ritrova il suo Luciano. Di nuovo per strada, ma insieme. A via Marina si creano il loro nido con vecchie coperte e cartoni scoloriti dal sole. Caterina si sente di nuovo protetta, ma a volte l’aguzzino ti dorme accanto. Luciano beve e la picchia spesso. Nonostante le sofferenze lei decide di restargli accanto e starebbe ancora con lui se non l’avesse lasciata, circa un anno fa; in una fredda mattina di gennaio Caterina nel suo cartone a due piazze non ha trovato più il suo uomo.
IL PRESENTE – Ora guai a chi la chiama Caterina, il suo nuovo nome è Katia, ha trovato un altro compagno, Samuel arrivato in Italia 30 anni fa inseguendo il miraggio di una vita migliore. Lavori sporadici, stipendi troppo bassi per riuscire a pagare una casa e ottenere il permesso di soggiorno e il sogno si è infranto presto. A Tornare in Marocco non ci pensa neanche. Un passato da tossicodipendente, Samuel ha ora trovato un po’ di serenità con la sua Katia e, in questi giorni, per proteggersi dal freddo «la porto a dormire nell’Istituto San Francesco d’Assisi a Marechiaro», dice orgoglioso, mentre le stringe forte la mano.

di Emiliana Avellino

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