Daria Delle Donne il 18 febbraio conclude il suo ciclo di studi in Economia aziendale laureandosi alla Federico II di Napoli e si sposta a Brescia per continuare il suo tirocinio da neolaureata in un’azienda di consulenza finanziaria. Entusiasta all’idea di poter continuare ad apprendere competenze concrete da mettere in gioco sul mercato del lavoro, due giorni dopo aver ripreso il suo tirocinio arrivano notizie allarmanti sulla diffusione del virus nel lodigiano. Daria a quel punto deve scegliere: prendere un treno e tornare giù oppure restare nella zona rossa. Eppure non ci ha pensa nemmeno un istante, ne’ lei, ne’ la sua famiglia. “Ho compreso immediatamente che abbandonare Brescia – racconta Daria- significava prendermi una responsabilità, quella di poter essere già infetta e mettere a rischio non solo la mia famiglia, ma la mia città in generale. Mi sembrava un gesto così stupido quello di prendere un treno e ritornare a casa. Casa mia è l’Italia, non importa in quale regione.” . Eppure è dura. Brescia è la seconda zona con il più alto numero di contagiati, Daria e la sua coinquilina abitano proprio di fronte alla Croce Bianca e la situazione è disperata. Dalla finestra le sirene dell’ambulanza non lasciano tregua, in casa si alza il volume della musica per provare a non pensare. Resistono, come tanti, tra quattro mura, con la differenza che le loro famiglie sono distanti chilometri e che hanno preso questa decisione con convinzione, per una questione di profondo senso civico e di responsabilità collettiva. “Non mi sembra un’impresa eccezionale, mi sembrava sul serio l’unica decisione sensata”. Ma qualcosa di eccezionale però gliela si deve riconoscere considerando le statistiche sulle mandrie di persone che hanno compiuto la loro discesa verso il Sud, considerando chi ancora oggi gira per le strade senza mascherine, chi si lamenta per il fatto che non può andare a correre. Emerge chiaramente come la responsabilità collettiva sia un concetto ancora non ben chiaro o ben metabolizzato da molti di noi, un concetto espresso così bene dalle parole che Daria ha postato sul suo profilo Facebook: “ Capisco la solitudine, capisco la voglia di stare con i propri familiari, capisco tutto perché sono cose che vivo anche io, ma bisogna essere razionali e muoversi nell’interesse della collettività perché , se in quanto singoli non facciamo danni, in gruppo possiamo scatenare un inferno che in nostro sistema sanitario non riuscirebbe a sopportare. Invito tutti i miei conterranei trapiantati al Nord a farsi forza e a mantenere la lucidità. Ne usciremo”.

di Lea Cycellin