Un flash mob tenuto in una delle più importanti agorà di Napoli, piazza Municipio, per dare prova ai più dell’esistenza dei “fantasmi per legge’’, che loro malgrado fluttuano nell’oscurità di norme sempre più stringenti per l’ottenimento pieno della cittadinanza italiana sebbene siano oramai pienamente inseriti nel tessuto socio-economico del Paese. Ad organizzare l’iniziativa la rete Prima le Persone e Italiani senza cittadinanza con l’Assessorato alle Politiche di Integrazione Sociale e Immigrazione Laura Marmorale che danno appuntamento al prossimo 26 ottobre dalle ore 17 sul Lungomare di Napoli all’evento Free Pride – Insieme per i diritti dove, ricordano Andrea Morniroli della cooperativa Dedalus e la stessa assessora Marmorale, «si cercherà di ricordare come esistano per le persone i diritti sanciti dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Sarà un ambiente trasversale dove si mischieranno le esperienze incentrati su quattro temi: ambiente, lavoro, genere e accoglienza».
LE TESTIMONIANZE – In piazza Municipio i “fantasmi per legge’’, che hanno alle spalle storie diverse ma indicative dell’arretratezza italica sui diritti alla cittadinanza, si materializzano per, come scritto nel messaggio letto all’uditorio, “rivendicare’’ la propria “appartenenza a questo Paese. Dei loro figli, che facendo riferimento ai dati Istat ammonterebbero al 15% dei bambini residenti in Italia. Ci sono 60 e più milioni di abitanti tra i quali afferiscono anche categorie come quella degli immigrati, che ogni giorno si alzano e cercano di dare il loro contributo alla crescita socioeconomica e culturale di questo Paese. Ed è con questa visione, dell’accoglienza che arricchisce che s’abbattono i muri della xenofobia, dell’omofobia, del sessismo e del razzismo’’. Basta essere predisposti al confronto per venire a conoscenza di esperienze indicative del disagio vissuto da persone nate altrove ma ora italiane a tutti gli effetti dopo aver compiuto un ciclo di studi e lavorativo. In piazza incontriamo Mohamed Berfata, 25enne nato in Algeria ma trasferitosi in Italia con la famiglia quando aveva 3 anni ed ora operatore della cooperativa Dedalus. «Io – dice – ho la carta di soggiorno che mi consente di fare una vita tranquilla qui ma per essere riconosciuto come italiano è un casino, ci sono passaggi complicatissimi. Non rinnego le mie origini algerine, ma mi sento anche in parte italiano ma burocraticamente non lo sono e questo mi crea una crisi d’identità». Mohamed a tutt’oggi non ha il diritto di voto e, dice, «quando vado per esempio alla dogana la differenza si sente nonostante io viva in Europa, studi in Europa e lavori in Europa». Fatima Edith Maiga, originaria della Costa d’Avorio, cresciuta a Reggio Emilia e a Napoli da un anno, ha un’energia dirompente quando legge il messaggio che accompagna la giornata “fantasmi per legge’’ e nel condurre la battaglia sui diritti con la rete Italiani Senza Cittadinanza. «Neanche io posso votare attualmente per scegliere chi mi debba rappresentare sebbene mio padre abbia fatto tutto il percorso nell’arco di 25 anni qui in Italia dove ho fatto tutto il ciclo di studi. Solo attraverso l’informazione, studiando che si possono abbattere i muri delle discriminazioni e quando assisto ad episodi di intolleranza faccio un bel sospiro e cerco di spiegare come stanno le cose».
 

di Antonio Sabbatino