La cooperativa, fondata nel 1999, da vent’anni lavora con i bambini e gli adolescenti di Barra, insegnando la legalità attraverso teatro civile, circo sociale, parkour.

È il 1995 quando Iqbal Masih viene assassinato dalla mafia pakistana, per essersi ribellato alla schiavitù. Quattro anni più tardi, nel nome di quel bambino, venduto in tenera età dai genitori ad un fabbricante di tappeti e diventato un simbolo della lotta allo sfruttamento minorile, nasce a Barra Il Tappeto di Iqbal, cooperativa sociale impegnata con interventi a favore di bambini e ragazzi a rischio di emarginazione. In questo quartiere della Sesta Municipalità di Napoli, dal passato illustre – con tesori come le Ville Vesuviane e il Cimitero dei Colerosi, oggi lasciati all’incuria –, ma che non ha teatri, cinema, parchi e spazi per i più piccoli, il circo sociale, il teatro civile, i trampoli, il parkour diventano strumenti per aggregare i giovanissimi e sottrarli alla strada.

«Lavoriamo per la legalità. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo – dice Giovanni Savino, presidente della cooperativa dal 2010, prendendo in prestito una frase di Gianni Rodari –. Camminiamo sfidando i ragazzi a salire sui trampoli: quando lo fanno, devono necessariamente guardarci negli occhi e darci la mano per non cadere. Devono fidarsi».

Attualmente Il Tappeto di Iqbal conta sette soci lavoratori; cinque sono ex ragazzi di strada, diventati a loro volta educatori. Dal 2015 la cooperativa coordina le attività del Punto Luce Save the Children di Barra, nell’Istituto Comprensivo 68° Rodinò, mentre dal 2017 è capofila per il Comune di Napoli del progetto Inlubal per gli adolescenti, oggi CAST (Centro Adolescenti Sperimentale Territoriale): «Nella prima parte del pomeriggio ci occupiamo di accompagnamento allo studio, nella seconda teniamo laboratori di circo, parkour, teatro, arte, musica. Cerchiamo di intrecciare più progettualità, in tal modo ogni anno si iscrivono alle nostre attività circa 250 tra bambini e adolescenti di età compresa tra 6 e 17 anni».
Premiata nel 2013 e nel 2019 dalla Commissione Europea come Miglior Progetto Italiano di Cittadinanza Critica, la cooperativa ha creato un sistema virtuoso di cash flow: «Raccogliamo i fondi con gli spettacoli che portiamo in giro in tutta Italia e all’estero: I Clownmorristi, Sentieri – che comprende parkour, breakdance, trapezio e tessuti, circo, trampoli –, Enfantastique. La regione in cui siamo stati più spesso è il Veneto: a ottobre 2018 abbiamo anche aperto una sede a Camposampiero, nel padovano. Cerchiamo di insegnare ai nostri giovani il significato della dignità, del meritare il prezzo del biglietto con uno spettacolo bello, professionale». Il prossimo obiettivo adesso è non far morire il tendone da circo installato nella Rodinò quest’anno, ma finanziato già nel 2016: «Mancano i soldi per portare a termine i lavori, perciò chiediamo alla scuola di fare un bando di affidamento del tendone, permettendo ad una realtà sociale di assumersi l’onere di completarlo. Tanti artisti, da Jacopo Fo a David Larible, hanno già chiesto di venire a trovarci».

di Paola Ciaramella