NAPOLI – I lavoratori migranti sono fortemente esposti al fenomeno del sommerso e dello sfruttamento: occupati in attività manuali faticose sul piano fisico e dai ritmi intensi – in settore come l’edilizia, l’industria pesante, l’agricoltura, le prestazioni rivolte alle famiglie –, corrono un elevato rischio di infortuni, anche mortali. Senza contare che numerosi incidenti non vengono denunciati e non appaiono nelle statistiche. Per far fronte a questa emergenza è nato il progetto “Argini”, attuato dalla Direzione Regionale Inail Campania e dalla cooperativa sociale Dedalus per promuovere tra i migranti del napoletano una conoscenza adeguata della normativa e della cultura della sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro.
POMPONIO – «Abbiamo preso in esame i settori dell’edilizia e dell’agricoltura – ha detto Adele Pomponio, Direttore regionale vicario Inail Campania, alla presentazione dei risultati, il 14 febbraio a Officine Gomitoli –. Il trend fino al 2017 è in discesa, quindi l’opera di prevenzione che stiamo facendo sul territorio inizia a dare i suoi frutti. Tuttavia, mentre l’incidenza dei mortali è del 20%, quella degli infortuni sul dato Italia è solo del 3%: ciò significa che sono ancora necessarie campagne di prevenzione rivolte direttamente agli stranieri». «Il progetto è partito a maggio 2017 e si è concluso a settembre 2018 – ha dichiarato Pasquale Addonizio, direttore dell’UOT Inail di Certificazione, Verifica e Ricerca di Napoli –. L’attività è stata di informazione e formazione, così come prevista dal Testo Unico 81/08 sulla salute e sicurezza sul lavoro».
OPUSCOLI E UN KIT PER LA SICUREZZA – Come ha spiegato Luca Oliviero, operatore Dedalus, Argini ha avuto come target principale gli stranieri «impiegati a giornata, lavoratori occasionali che ogni mattina, alle sei, si recano sulle rotonde in cerca di un’occupazione. Il loro progetto migratorio e lo stato di necessità li spinge ad accettare qualsiasi condizione di sfruttamento: noi abbiamo provato ad alzare in loro la percezione del rischio». L’unità di strada itinerante della cooperativa ha raggiunto i luoghi del reclutamento alle prime luci dell’alba, con a bordo un’equipe multidisciplinare «formata da me come responsabile – ha aggiunto Jean d’Hainaut, mediatore culturale –, da un operatore socio-legale e da un mediatore culturale del Benin che parla francese e diversi dialetti locali, per poter comunicare e stabilire un rapporto di fiducia con i destinatari». Gli interventi si sono concentrati «sulla statale di Giugliano, la cosiddetta strada degli americani: lì sono localizzate numerose rotonde e ogni giorno arrivano lavoratori da Castel Volturno, Lago Patria o dal giuglianese. Poi a Via Montagna Spaccata, a Pianura, e lungo la strada panoramica del Vesuvio, da Trecase a Sant’Anastasia, dove c’è un’elevata concentrazione di centri di accoglienza. Tra gli indicatori di sfruttamento abbiamo trovato la violazione sistematica della normativa sugli orari, nessuna cura per l’incolumità del lavoratore né alcuna forma di accesso alla previdenza sociale. A questo vanno aggiunti alloggi precari caratterizzati da servizi minimi e isolamento». Gli operatori hanno distribuito volantini informativi di facile comprensione, in cui erano elencati gli eventuali bisogni delle persone incontrate in strada, una brochure con le normative generali e «un kit di sicurezza dotato di caschetto, guanti, una tuta di carta per proteggersi da prodotti chimici e diserbanti usati in agricoltura, tappi da utilizzare nei cantieri in caso di rumore troppo elevato, una mascherina e un gilet catarifrangente, utile per garantire la visibilità in cantiere e nel tragitto da casa alla rotonda, spesso percorso a piedi o in bicicletta quando è ancora buio. Parallelamente al nostro progetto Fuori Tratta abbiamo portato avanti anche un’azione informativa all’interno dei centri di accoglienza straordinaria».
LO SPOT – Gli utenti raggiunti sono stati circa 500, in prevalenza di origine africana e di giovane età, soprattutto residenti nei centri di accoglienza in attesa di un giudizio sul loro status. «Una considerevole fetta di persone, inoltre, ha un’età più avanzata ed è presente sul territorio da moltissimi anni; si tratta di migranti regolari o diventati irregolari dopo aver perso l’occupazione». Il progetto ha visto, infine, la realizzazione di spot multilingue in inglese, francese e arabo di aggancio sui temi dell’iniziativa, diffusi tramite canali ufficiali (social network e piattaforme) e reti di contatto informali.

di Paola Ciaramella

© Vito Curatolo © Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”