NAPOLI – Promuovere l’allargamento degli spazi democratici e la cultura della legalità. È per questi principali motivi che ogni estate il furgone di Cinemovel viene allestito di tecnologie digitali utili ad allestire spazi cinematografici temporanei praticamente in ogni luogo. E dopo l’allestimento parte e gira l’Italia. Nove le regioni coinvolte quest’anno. Dalla Lombardia alla Liguria all’Emilia Romagna. Dalla Toscana all’Umbria. Dalla Campania alla Puglia e fino alla Calabria e alla Sicilia. 8mila km per diffondere questi messaggi in giro per il Belpaese. Per raccontare storie, anche oltre quelle raccontate nei film che sono in proiezioni. Viaggiare per fare tappa nei beni confiscati è la sfida maggiore per gli organizzatori. Portare gente per una proiezione cinematografica in piena estate in un bene confiscato può essere complicato. Grazie all’organizzazione di dibattiti post proiezioni organizzati in stretta collaborazione con le realtà del territorio, è una sfida che Cinemovel sta affrontando e vincendo.
«Le mafie a volte temono molto di più un buon film, di una solo annunciata normativa repressiva. Lo straordinario merito del linguaggio del cinema – aveva detto Luigi Ciotti in fase di presentazione della rassegna – è quello di impregnare la nostra cultura tanto di denuncia quanto di educazione all’impegno civile».
Partita il 17 luglio con un programma che porterà la carovana in giro per l’Italia fino al prossimo 5 agosto Cinemovel si porta dietro sono anche pezzi di Napoli e della Campania in questa edizione del festival itinerante grazie alla presenza, tra i film in proiezione, di Gatta Cenerentola (di A. Rak, I. Cappiello, M. Guarnieri, D. Sansoni) e Nato a Casal di Principe (di B. Oliviero). E non si ferma ad agosto. Sono infatti previste tappe autunnali di Libero Cinema che si terranno il 5 e il 6 ottobre a Ferrara per il Festival di Internazionale e il 12 ottobre a Parigi per la chiusura del Festival insieme agli Atelier Varan, storico centro di formazione e documentazione audiovisiva.
“Cinemovel fa viaggiare il cinema per mettere in comunicazione campagna e città, culture con altre culture, paesi con altri paesi, mettendo al centro delle sue azioni la qualità dell’esperienza e l’incontro tra tradizione e innovazione”, si legge in un passaggio della descrizione sul sito. Fa quello che dovrebbe fare il cinema e che, in alcuni casi, non fa più.

di Ciro Oliviero

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