ROMA- I responsabili dei “luoghi della cultura” sono soddisfatti della collaborazione con le organizzazioni del terzo settore, mentre non si può dire lo stesso per questi ultimi, che manifestano invece qualche insofferenza. Tuttavia, sono talmente tante e diversificate le relazioni in atto tra i due soggetti, nonché le reciproche disponibilità, che c’è un ampio margine di miglioramento. E ora si conoscono anche le aree su cui lavorare perché ciò accada. È quanto emerge da un’indagine presentata in questi giorni a Matera, nell’ambito del progetto “Magna Charta del volontariato per i beni culturali in Basilicata”, realizzato da CSVnet in collaborazione con la Fondazione PromoPa (oltre all’Ufficio Sistemi culturali e turistici e cooperazione internazionale di Basilicata e il Polo museale regionale) e finanziato da Fondazione Con il Sud: una ulteriore applicazione di questo strumento sperimentato per la prima volta alcuni anni fa in Toscana ad opera del Cesvot.
La ricerca aveva lo scopo di indagare l’offerta e la domanda di volontariato nella valorizzazione dei beni culturali nella Basilicata, ed è stata condotta su un vasto campione di ben 190 luoghi della cultura (pari ad oltre il 40 per cento dei 472 totali), aperti e fruibili in 4 casi su 5, e 181 enti del terzo settore (quasi il 39 per cento dei 466 esistenti), in 6 casi su 10 impegnati prevalentemente in questo ambito. Ne emerge che il 51,7% dei luoghi non ha nessuna collaborazione in corso con il volontariato, mentre il restante 48,3% si avvale di una collaborazione con associazioni o anche con singoli volontari, soprattutto per luoghi di culto o beni ecclesiastici e in misura minore biblioteche, musei, centri culturali, castelli e palazzi. Le attività maggiormente svolte sono le visite guidate e il servizio di informazione e di promozione, ma anche le funzioni di apertura e di sorveglianza sono spesso presidiate da volontari. Come si accennava, la soddisfazione dei luoghi della cultura rispetto alle collaborazioni è buona: molto o completamente per più della metà dei soggetti.
E dove non sono presenti collaborazioni, i luoghi adducono come motivo soprattutto il non aver ricevuto proposte in merito (il 39,7%), in altre parole si rileva più che altro un mancato incontro tra domanda e offerta di volontariato; tanto che in 4 casi su 10 ci si dichiara aperti alla possibilità di instaurare una relazione. Gli enti del terzo settore che hanno partecipato all’indagine sono concentrati nelle aree urbane, lasciando scoperti molti dei contesti che avrebbero maggiore bisogno della loro presenza; sono impegnati in particolare nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e nell’organizzazione di corsi tematici e mostre; e dimostrano una propensione a svolgere attività innovative. Tuttavia, la loro soddisfazione per la collaborazione con i luoghi della cultura non è esaltante: solo il 38,5% degli enti si dichiara abbastanza soddisfatto, mentre il 27,3% lo è “poco”. Un “malessere”, ipotizzano i ricercatori, che può derivare non solo dalle specifiche relazioni, ma da condizioni di contesto, sistemiche, “che vanno dai sistemi di finanziamento a quelli regolatori, dalle forme di cooperazione tra pubblico e privato a quelle di co progettazione”.
“La ricerca descrive una situazione piuttosto eterogenea, – ha sintetizzato durante le presentazione Leonardo Vita, presidente del Csv Basilicata, – che vede collaborazioni per lo più costruite in modo spontaneo, limitato, poco produttivo e sicuramente non regolamentato, ma che consente, allo stesso tempo, di leggere i rispettivi bisogni. Da qui si potrà partire per la costruzione di una rete tra istituzioni culturali e volontariato in un regime di sussidiarietà, fissando principi, ruoli e regole entro i quali muoversi, così come indicato nella Magna Charta”.
“La presenza del volontariato in questo ambito non è certo una novità, – ha rilevato il presidente di CSVnet Stefano Tabò. – Abbiamo conosciuto esperienze importanti ma, nell’insieme, siamo lontani da una maturità progettuale ed operativa. Oggi rileviamo disponibilità diffuse e trasversali per un salto di qualità, sia tra i responsabili dei luoghi della cultura così come tra gli enti del terzo settore. Siamo lieti che la Magna Charta abbia stimolato la Basilicata ma, ancor più, che la riflessione qui registrata stia restituendo motivi e contenuti per arricchirla”.
Tra le aree in cui sono possibili azioni di miglioramento la ricerca indica, tra l’altro: il rafforzamento dei circuiti di informazione tra le parti; le preoccupazioni burocratiche, legali ed economiche che ostacolano l’incontro tra luoghi e volontariato; il disallineamento tra le attività richieste ai volontari e quelle in cui questi ultimi si dimostrano più propensi a operare; la formazione dei volontari stessi; il recupero della “distanza” esistente tra i due soggetti nel valutare la reciproca soddisfazione.
A questo link la sintesi della ricerca.

da CSVnet.it

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