NAPOLI- «Nel tempo di Papa Bergoglio, forse i cattolici non hanno preso fino in fondo coscienza dell’ampiezza della sfida che proviene loro dalla post modernità. E rischiano di non avvertire che, nell’orizzonte seppur secolarizzato, la comunità cristiana è chiamata a operare e inserirsi». Vuole essere una riflessione culturale e una ‘provocazione’, rispetto al ruolo dei credenti nella nuova questione meridionale, l’ultimo libro di Massimo Milone, “Dal Sud per l’Italia. La Chiesa di Papa Francesco, i cattolici, la società” (Guidaeditori), con interviste al Cardinale Crescenzio Sepe e al presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Nel saggio, che raccoglie in appendice i documenti della Chiesa italiana sul Mezzogiorno, il direttore di Rai Vaticano si avvale dei contributi di personalità illustri del mondo dell’associazionismo, dell’imprenditoria, della cultura, della finanza: Giancarlo Abete, presidente dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, Giuseppe Acocella, docente di Filosofia del Diritto all’Università “Federico II”, Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud, Roberto Cogliandro, presidente dell’Associazione Italiana Notai Cattolici, Michele Cutolo, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori e Daniele Marrama, presidente della Fondazione Banco di Napoli. E con loro – come ha spiegato durante la presentazione del volume, nel Palazzo Arcivescovile di Napoli – il giornalista si chiede se è ancora possibile, ai giorni nostri, «invocare uno sforzo di ricostruzione generale del Paese che sappia parlare il linguaggio della moralità, dell’etica, del bene comune».
Politica come servizio – Per Milone «parlare di questione meridionale oggi significa guardare a quello che accade nel mondo, che ha dei riverberi e si ribalta sulla questione italiana e sul divario tra le due Italie. La fuga dei cervelli, la mobilità e la coesione sociale, il lavoro che manca e il lavoro sommerso, l’accoglienza e l’integrazione dell’ondata di immigrati, le periferie, il localismo e la globalizzazione sono tutte questioni che interpellano la società meridionale, ma devono interpellare innanzitutto i credenti, perché è legittimo interrogarsi da credenti su cosa sia possibile fare oggi per il Paese, davanti a una politica incapace di una visione strategica rispetto alla complessità di una crisi che è economica, ma anche sociale e morale». In questo scenario la «Chiesa istituzionale fa la sua parte, nel contesto di una Chiesa profetica e missionaria che è quella di Papa Francesco». E i cattolici non possono rimanere «assenti, pessimisti o timidi. Penso ad esempio al servizio della politica come alta forma di carità che impone il farsi presenti, forse in modo nuovo, come punta avanzata di un possibile cambiamento».
Cento vescovi per discutere di giovani e lavoro – Il saggio accompagna idealmente il convegno “Chiesa e Lavoro”, in programma l’8 e il 9 febbraio alla Stazione Marittima, promosso dall’Arcidiocesi napoletana. Un’iniziativa che vedrà la partecipazione di oltre cento vescovi provenienti dalle regioni del Meridione e di rappresentanti delle istituzioni, dell’imprenditoria e dei sindacati, per dare risposte concrete al dramma dell’occupazione giovanile nel Sud Italia. «Il libro è in sintonia con il percorso di lavoro che il Cardinale ha definito – ha aggiunto Carlo Borgomeo –. Penso che questa sia una grande iniziativa di denuncia. Il dibattito politico e istituzionale è permanentemente lontano da questioni che interessano la vita di tanta gente. La Chiesa del Mezzogiorno rimette al centro con forza e autorevolezza il tema del lavoro nel Sud». «Il convegno non ha la finalità di piangere sui propri mali, vuole essere un momento propositivo – ha sottolineato il Card. Sepe –. Di fronte a una persona, a una comunità che vive un disagio la Chiesa non può chiudere gli occhi. I giovani stanno vivendo una stagione nella quale, di fatto, sembra che la loro generazione non esista. Noi abbiamo immaginato di dare un segno di speranza, offrendo possibilità reali».

di Paola Ciaramella

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