RIETI – Sulla strada statale che porta ai comuni di Accumoli ed Amatrice regna la tranquillità. La natura sembra non essere stata scossa dal sisma che ha fatto vibrare la terra poche ore prima. Apparentemente. Si iniziano ad intravedere i segni del terremoto avvicinandosi ai luoghi dell’epicentro del sisma. Il manto stradale ha delle ferite, prontamente riparate con piccole colate di asfalto. Dall’uscita che porta ad Accumoli si intravedono alcuni mezzi di soccorso. Quando si arriva in paese il segno del terremoto è ben evidente. Alcune abitazioni crollate. Anche la stazione dei carabinieri ha delle evidenti crepe. Le persone sono distrutte nell’animo. C’è chi piange e chi si trascina senza espressione sul volto. Quasi avulso da sè stesso. Accumoli è il luogo dell’epicentro del terremoto, ma la città con maggiori segni dal passaggio del sima è Amatrice, a pochissimi chilometri. Città conosciuta per il suo piatto tipico: l’amatriciana. Il ristorante e l’hotel Roma sono venuti giù. Lì le persone si recavano per assaggiare quella che veniva definita la migliore amatriciana del centro Italia. Trentadue ospiti e il personale sono rimasti intrappolati tra le macerie. E così come molti abitanti del centro e di alcune delle sessantanove piccole frazione del comune. Intere strade rase al suolo. Polvere nell’aria e senza di vuoto. In alcune tratte sembra un comune fantasma, quasi fosse stato lasciato in fretta e furia decenni prima. Anche qui ci sono cittadini increduli.


I VOLONTARI – Si sono mossi da ogni parte d’Italia i volontari semplice, dell’associazioni, della Protezioni Civile. Con loro anche gli uomini del corpo dei Vigili del Fuoco e delle forze di polizia. Una mobilitazione importante di uomini per iniziare le operazioni di recupero sin dalle prime ore dell’alba. C’è chi è riuscito a trovare dei corpi ancora in vita e ridare speranza a qualche famiglia e chi invece, come Lorenzo, un giovane del soccorso alpino alla sua prima missione, che ha portato alla luce quattro corpi, tutti senza vita. Si è scavato tutta la giornata di mercoledì fino alla tarda sera, finché le due luci a disposizione hanno permesso di farlo e si è ripreso il lavoro all’alba di giovedì e così ancora oggi. Nel frattempo sono arrivate delle scavatrici ed altri mezzi utili a facilitare le ricerche. Tra i volontari anche un sacerdote, don Fabio Gammarota, parroco di Città Reale e Posta, due comuni a pochi chilometri da Amatrice, che si è messo a scavare assieme agli altri sin dalle prime luci dell’alba del primo giorno. Anche lui, come il sindaco Sergio Pirozzi, ha sottolineato che il «ritardo nell’arrivo degli organi preposti alla tutela e al servizio della tragedia all’inizio ha spaventato tutti».

LA SOLIDARIETÀ – Chi non ha potuto muoversi fisicamente per raggiungere i luoghi del terremoto ha cercato di essere d’aiuto come poteva. Da ogni angolo d’Italia sono giunti beni di prima necessità, coperte, acqua. Anche molto più del necessario, come hanno sottolineato i vertici della Protezione Civile nazionale, che hanno invitato a fare delle donazioni.

di Ciro Oliviero

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