foto14-250x187NAPOLI. “Non c’è un’idea di paese, non ci sono progetti. In Italia si chiedono solo sgravi fiscali per l’impresa. Siamo messi male”. L’atto d’accusa parte da Ugo Ascoli (Univpm Marche), relatore al convegno ‘Napoli Citt’Attiva. Percorsi e idee di cittadinanza’.“Quel che ci manca è un’analisi reale delle tendenze in atto, sia nelle politiche sociali sia in quelle economiche. Manca il progetto. I soggetti classici della rappresentanza, dalla politica ai sindacati, ci hanno abituato ad analisi di corto raggio. Insomma, siamo di fronte a un disastro. Soprattutto sul piano della comunicazione”, aggiunge Ascoli. Che non limitandosi all’analisi, prova a offrire possibili soluzioni. A partire dal principio di ‘sussidiarietà costituzionale’.
Del resto l’Ocse parla chiaro. Le nostre capacità alfabetiche? Appartengono a un adulto su tre. Quelle informatiche? A un adulto su cinque. E in questo contesto il diplomato danese ha più competenze del laureato italiano. “Siamo di fronte al disastro e al fallimento più completo”sottolinea Ascoli. Che non parla solo del sistema educativo, ma anche di quello sanitario: “metà del paese non sa gestire i sistemi regionali e la sanità è fuori controllo. Essendo il settore più ricco di risorse – aggiunge Ascoli – è diventato terreno privilegiato per la cultura d’affari e per le mafie, presenti là dove ci sono i soldi”.
E così il nostro paese è l’unico, insieme a Ungheria e Grecia, a non avere il reddito minimo garantito. Una parola che non piace affatto alla politica, che l’ha tradotto con un acronimo: s.i.a., cioè sostegno all’inclusione attiva. Un politically correct che sfugge perfino alla legge di stabilità. Ben 95 pagine di testo che contiene 36 articoli. Peccato che nessuno abbia mai visto il ‘faldone’. Neppure i parlamentari.
E allora quali sono le soluzioni? “Occorre fare pressioni sui comuni e sulle istituzioni. E’ necessario costruire reti, investire sull’attivismo civico e incrementare la capacità di comunicare e dialogare tra le organizzazioni” risponde Ascoli. “Non si chiede di rinunciare al proprio stendardo. Ma sappiamo che il livello di fiducia verso il volontariato e il terzo settore è ben superiore a quello, scarsissimo, che viene riservato alla politica. Più larga è la condivisione, più grande sarà la capacità di incidere. Altrimenti resteremo marginali, subordinati ai partiti e inchiodati in quello che potremmo definire ‘appiattimentto adattivo’. Occorre puntare sulle persone, sull’ istruzione, sul capitale umano. Perché è questa la sussidiarietà della costituzione”.

di Gianluca Testa 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui