piazza-tahrirEGITTO- Dopo l’avvio della nuova formazione di governo messa in piedi dal neo premier egiziano Hazem el-Beblawi, torna altissima la tensione in Egitto: lunedì al Cairo, nella centralissima piazza Tahrir, tornano a scontrarsi le fazioni pro e contro il destituito presidente Morsi. Il bilancio dei violenti disordini è il più grave registrato nella capitale egiziana da quelli dello scorso 16 luglio (quando si contarono sette morti): si parla di quattro morti e almeno sette feriti negli scontri a piazza Tahrir.
FAZIONI IN LOTTA – Secondo le prime testimonianze, i pro-Morsi avrebbero tentato l’assalto a piazza Tahrir dove era in corso un sit-in del fronte opposto. Le forze di sicurezza sarebbero intervenute con i lacrimogeni. La televisione di stato parla anche di arresti di sette sostenitori di Morsi a cui sarebbero state confiscate due pistole. Scontri tra fazioni opposto si sono registrati anche nei pressi dell’ambasciata americana del Cairo: le violenze si sono verificate mentre diverse centinaia di manifestanti a favore di Morsi stavano marciando verso l’ambasciata statunitense per protestare contro la presunta interferenza degli Stati Uniti negli avvenimenti egiziani. Ore prima Essam el-Erian, vice capo del partito politico dei Fratelli musulmani, aveva chiesto agli egiziani di «assediare» l’ambasciata e di espellere l’ambasciatore. «Il ruolo americano nel colpo di stato è molto chiaro e nessuno può nasconderlo» ha dichiarato. «Chiedo a tutte le masse del popolo egiziano…di assediare le ambasciate finchè non vanno via» ha dichiarato durante un incontro di altri cento ex membri islamisti della camera alta del parlamento, adesso sciolta.
DENUNCIA DELLA FAMIGLIA MORSI – I disordini sono scoppiati dopo la diffusione della notizia che la famiglia di Mohamed Morsi ha intenzione di presentare una denuncia per sequestro di persona «in Egitto e a livello internazionale» contro i vertici dell’esercito. L’annuncio è stato fatto durante una conferenza stampa tenuta dal figlio di Morsi, Osama, nella prima apparizione pubblica della famiglia dalla destituzione dell’esponente dei Fratelli musulmani. Obiettivo della denuncia, in particolare, Abdel Fattah al-Sisi, il comandante dell’esercito e ministro della Difesa considerato il regista del colpo di mano del 3 luglio.

di Redazione Online (corriere.it)

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