di Francesca Damiano
Roma. Riscaldamento globale, tempeste e uragani: il Polo fonde. Lo studio di Oceanus Onlus snocciola dati allarmanti, a provarlo è anche lo sbiancamento dei coralli. Non ci sono più scuse: l’attuale cambiamento climatico non si può spiegare solo con cause naturali, un eccesso tale può essere dovuto soltanto alle attività industriali dell’uomo. “E’ normale che il ghiaccio marino artico si sciolga d’estate. Nel 2007 il fenomeno è stato al di fuori della norma: a settembre lo scioglimento dei ghiacci marini aveva superato il precedente record del 2005 di oltre 1.300 km2 aprendo nuove rotte di navigazione generalmente limitate alle navi rompighiaccio – dice lo studioso Chris Carroll – nel settembre 1979 i ghiacci artici si estendevano per 7,2 milioni km2; nel 2007 erano appena 4,3. Gli scienziati avevano previsto che il riscaldamento globale avrebbe portato alla fine della calotta polare artica perenne entro la fine di questo secolo. Una ricerca del 2007 indica invece che la regione polare potrebbe diventare mare aperto antro l’estate del 2030. O anche prima. Un altro modello di previsione prevede la fine dell’Artide come lo conosciamo entro il 2013”.“Oggi non è possibile raggiungere attraverso lo stretto di Bering la piccola Diomede, una specie di scoglio abitato da 150 eschimesi Inupiak che giace sulla linea di cambiamento di data, le condizioni del pack sono instabili e precarie e la superficie impercorribile. Non c’è più continuità di ghiaccio – spiega il documentarista Luca Bracali – il polo oggi è un ambiente violato, la neve tende ad aumentare ma è una neve fragile e poco resistente”. Basti pensare che alcuni fiumi sono divenuti trappole mortali per le alci, l’orso ha difficoltà a cacciare e anche il popolo Inuit sta spostando il suo territorio di caccia. Questo è quanto emerge dal reportage choc di Oceanus Onlus. Di cui fanno parte anche foto che riprendono tornado e tempeste sempre più violente in cui i volontari sono incorsi a bordo del loro catamarano. “Il riscaldamento dei mari è responsabile dello sbiancamento dei coralli, cioè della morte delle minuscole alghe simbionti, le zooxantelle, che si trovano nell’endoderma che circonda la cavità gastrica dei polipi corallini. Nel 1998, il fenomeno si è verificato nella barriera della Polinesia francese, propagandosi per tutto l’Oceano Indiano, sbiancando il 90% delle Maldive, per poi raggiungere l’Africa e i Caraibi” avverte Oceanus Onlus.

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