di Antonella Migliaccio
ROMA. Sgomberi forzati. Segregazione etnica. Esclusione dall’accesso alle case popolari. Su queste tre principali linee si consuma la discriminazione in Italia nel confronti dei rom denunciata da Amnesty International associazione che dal 2009, ha iniziato a documentare le violazioni che i rom subiscono in tutta Europa. “Ai margini. Sgomberi forzati e segregazione dei rom in Italia” è il terzo report internazionale redatto da Amnesty sulla situazione italiana che denuncia un “continuo e sistematico mancato rispetto dei diritti dei rom da parte delle autorità italiane”.  All’indice l’attuale e il precedente governo. Punto di partenza delle politiche di discriminazione contro i rom è l’Emergenza nomadi del 2008 che attribuiva poteri straordinari ai prefetti in riferimento ai rom e ai loro insediamenti in cinque regioni italiane. Misura dichiarata illegittima a novembre 2011 dal Consiglio di Stato dopo il ricorso mosso da una famiglia bosniaca sgomberata con i suoi 13 figli da un campo. «Ma nei dieci mesi trascorsi dalla dichiarazione di illegittimità del piano nomadi niente è cambiato, nonostante il passaggio di governo – ha affermato Elisa De Pieri, ricercatrice che ha curato il report – Non solo l’esecutivo Monti non si è speso per tenere fede ai suoi impegni internazionali, ma ha anzi fatto ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato».

IMPEGNI DISATTESI. Gli impegni promessi e non mantenuti del governo riguardano la Strategia nazionale di inclusione dei rom, dei sinti e dei caminanti presentata a febbraio dall’Italia all’Unione Europea, ma rimasta carta bianca secondo l’organizzazione internazionale. Da novembre 2011 ad agosto 2012 Amnesty ha contato 850 persone sgomberate dai campi di Roma e 400 da quelli di Milano. Sono queste le città dove più difficile è la situazione nel nostro paese. Tra il 2010 e il 2011 l’Emergenza Nomadi ha portato alla chiusura dei campi Casilino 900 e La Martorana a Roma e di via Triboniano e via Barzaghi a Milano. Chiusure continuate anche nel 2012, soprattutto nella capitale dove la situazione peggiora, secondo Amnesty, con l’intenzione dell’amministrazione di proseguire la sua azione di segregazione etnica abitativa dei rom. «Siamo lasciati ai margini della città e chi è lasciato fuori dalla città è ai margini anche dei diritti. Quando chiediamo una casa, un lavoro o condizioni di vita migliori nei campi, ci ripetono che in Italia c’è crisi: ma per gli sgomberi non c’è mai crisi», è lo sfogo di Dzemila, mediatrice culturale rom da 40 anni a Roma. Anche gli sgomberi hanno infatti un costo e secondo l’ “Associazione 21 luglio” sarebbero stati spesi, dal 2009, 7 milioni di euro.
TEMPO DI RISPOSTE. Numerose le richieste di Amnesty al governo: attuare la sentenza del Consiglio di Stato, fornendo risarcimento alle vittime degli sgomberi; mettere in atto la Strategia nazionale di inclusione dei rom; ritirare il ricorso da parte dell’Italia alla sentenza del Consiglio di Stato; includere i rom nell’accesso alle case popolari, rimuovendo gli ostacoli. Dagli inizi di luglio l’ong si è mossa perché la Commissione europea avvii una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, mentre è da pochi giorni attivo sul sito dell’associazione l’appello al professore Monti per porre fine agli sgomberi forzati dei rom

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