Italia e Uruguay lavorano a una filiera di auto-imprenditorialità femminile


Con l’arrivo dell’autunno spazio ai maglioni di lana. Attenzione, però, devono essere rigorosamente equosolidali e venduti a un prezzo “giusto”, come quelli realizzati con il progetto “Justa Lana”. L’iniziativa punta alla creazione di un’impresa femminile equosolidale in Uruguay per favorire l’inserimento lavorativo di novanta tessitrici rurali. Due lavoratrici, Nancy Olivera e Gladys Silvera, presenteranno una parte della loro collezione domenica 9 ottobre alle 18 all’Equobar di San Sebastiano al Vesuvio. Equo-lana – L’iniziativa “Justa Lana” nasce dalla collaborazione di organizzazioni e reti locali che hanno realizzato una piccola filiera di lavorazione della lana. Retos al Sur, Reorient e FairWatch, grazie al sostegno della Regione Lazio, hanno collaborato con l’obiettivo di coprogettare e diffondere pratiche sostenibili. L’attenzione alle condizioni di lavoro, il pagamento di un prezzo equo, la progettazione collettiva della filiera, senza dimenticare il design sono alla base di un nuovo modo di fare economia cooperativa e solidale. I prodotti realizzati provengono da una rete di circa novanta tessitrici rurali appartenenti ai dipartimenti di Montevideo, Florida, Canelones y Rocha in Uruguay. Un lavoro di donne che hanno realizzato una piccola produzione di maglioni in lana, destinati al mercato locale e a quello italiano. Uno degli obiettivi di “Justa Lana” è sostenere e rafforzare mercati Sud-Sud, basati su criteri di equità, sostenibilità e giustizia sociale. Donne in prima linea – Quando in Uruguay è arrivata la crisi del settore tessile, Nancy Olivera era un’operaia coordinatrice all’impresa Cofatex, destinata a chiudere sotto i colpi della concorrenza internazionale. Ma non ha mollato e con i suoi colleghi si è opposta alla chiusura della fabbrica. Ora, a distanza di anni, ha vinto quella battaglia.

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