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“Il fratello minore” l’esordio di Esposito in un appassionante thriller tra verità e apparenza

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NAPOLI – Ci sono epoche che portano in sé il germe della disillusione. Come quelle dopo la guerra, che con le macerie dei bombardamenti si trascinano desolazione e cinismo tra le conseguenze morali inevitabili. A Napoli la seconda Guerra mondiale non aveva solo devastato intere famiglie e messo in ginocchio una città già prostrata dalla povertà: aveva ridotto, come nel resto d’Italia d’altronde, anche il racconto stesso sulla realtà a cosa da riscrivere entro i margini della censura fascista. Ecco perché Marcello Narducci assume in sé il cinismo e l’accidia come eredità postbelliche. Da giovane soldato che ha vissuto l’esperienza italiana in Grecia e le Quattro Giornate di Napoli, nella città di inizio anni ’60 si ritrova quasi per caso a fare il cronista del quotidiano Roma, nonostante non ne abbia, apparentemente, alcuna voglia. Attorno a lui e a un giornalismo di strada che non esiste più, il vice redattore capo del “Corriere del Mezzogiorno” Vincenzo Esposito costruisce il suo romanzo d’esordio, Il fratello minore (Homo Scrivens Edizioni): un thriller giocato sul dualismo tra verità e apparenza, ma anche una storia d’amicizia e di legami oltre il tempo e la razionalità.
Narducci si ritrova un giorno, suo malgrado, alle prese con l’omicidio di un’intera famiglia al Corso Vittorio Emanuele: marito, moglie e una bambina con problemi di ritardo mentale brutalmente uccisi senza un perché. La strage sembra un omicidio-sucidio anche se qualcosa non quadra nella mente del giornalista, incuriosito dal caso più per una nuova amicizia con il giovane tenente Olivares che ha poca dimestichezza con la gente di Napoli, che per un vero e proprio interesse da cronista. Al suo io recalcitrante e scontroso fa da contraltare quello di Eleonora Pennisi, una procace giornalista alla ricerca dello scoop sulla vicenda, e l’animo poetico e popolare al tempo stesso del portiere Lanzilotto, espressione di una Napoli vaiassa e semplice che ha però sempre qualche verità da svelare. Tutti a modo loro concorrono alla soluzione finale ma chi aiuterà veramente Narducci è un altro Marcello, suo fratello morto nella  Grande Guerra, che lui – il fratello minore – ritrova in una dimensione onirica, riscoprendo, assieme al legame familiare, anche la capacità di sentimenti più autentici e profondi. E la passione per la notizia. Il romanzo è una bella prova di narrativa per Vincenzo Esposito, che riesce nell’impresa, talora ardua per i giornalisti-scrittori, di emanciparsi dal linguaggio nudo e crudo della cronaca e a portare il lettore dentro l’atmosfera di un’epoca, di un mestiere sul campo e di una Napoli che non ci sono più.

di Ida Palisi

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